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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

In Amazzonia, fuori dal mondo

19/11/2011  Human Planet, un documentario della Bbc con Gillian Anderson, difende i diritti delle ultime tribù della foresta amazzonica brasiliana mai entrati in contatto con i bianchi

Un video emozionante, di pochi minuti. Realizzato dall'alto di un aereo e a distanza di quasi un chilometro grazie a potentissimi teleobiettivi. Per documentare al resto del mondo l'esistenza di uno degli ultimi popoli incontattati del pianeta.

     Loro guardano in su, verso le telecamere, probabilmente stupiti dall'arrivo di quell'insolito uccello ronzante, e così possiamo quasi vederli in faccia. Gli indios ripresi nel video della Bbc abitano uno degli angoli più remoti del nostro pianeta, in Amazzonia, al confine tra Brasile e Perù, e sono tra i popoli più vulnerabili della terra, perché qualunque contatto forzato con l’esterno potrebbe portar loro malattie verso cui non hanno difese immunitarie, sterminandoli tutti.


     

Le immagini sono state riprese in collaborazione con il governo brasiliano per la serie della Bbc1 Human Planet . La copertura mediatica data alla storia a livello internazionale ha costretto il governo peruviano a intervenire – le autorità hanno annunciato che collaboreranno con il dipartimento agli Affari Indigeni del Brasile (Funai) per proteggere tutta la zona in modo più efficace.

    La sopravvivenza della tribù è infatti messa a rischio dalla penetrazione massiccia e illegale di taglialegna nel versante peruviano del confine. Le autorità brasiliane ritengono che l’invasione stia spingendo le popolazioni indigene isolate a muoversi dal Perù verso il Brasile, e che i due popoli possano entrare in conflitto ovvero, cosa più tragicamente possibile, essere decimati dalle malattie importate dall’esterno: basterebbe un  raffreddore.

    Tutti i popoli incontattati sono unici: la loro lingua, la loro cultura e la loro visione del mondo sono insostituibili. Di loro si sa molto poco, se non che il loro isolamento è sempre frutto di una scelta obbligata, compiuta per sopravvivere alle invasioni. Molti hanno sofferto la perdita dei loro cari per mano dell’uomo bianco nel corso di decenni di massacri silenziosi o per effetto dels dilagare di malattie introdotte dall’esterno come influenza, morbillo e varicella.

    Spesso sono essi stessi dei sopravvissuti, o discendono da sopravvissuti ad atrocità commesse in epoche precedenti; violenze raccapriccianti che hanno lasciato segni indelebili nella loro memoria collettiva inducendoli a rifuggire da ogni contatto con il mondo esterno. Talvolta hanno, o hanno avuto, sporadici rapporti con i popoli indigeni più vicini ma, qualunque sia la loro storia, nella maggior parte dei casi, la loro fuga continua ancora oggi. Sono circondati su tutti i fronti, in ogni paese del mondo.

   Le compagnie petrolifere e di disboscamento invadono i loro territori in cerca di risorse naturali; i coloni usurpano le loro terre e le convertono in allevamenti di bestiame e aziende agricole. Le strade aprono le porte a bracconieri, epidemie e turisti. Le foreste da cui dipendono per il loro sostentamento vengono tagliate a ritmi vertiginosi; la selvaggina è sempre più scarsa. Anche se cercano di sopravvivere all’avanzata della “civilizzazione”, rifugiandosi in luoghi sempre più remoti, mantenersi in salvo sta diventando per queste popolazioni sempre più difficile.


Da Survival un'iniziativa per aiutarli
      

     Survival International è una tra le principali organizzazioni mondiali a sostenere i popoli tribali di ogni continente con campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. È stata fondata nel 1969, in seguito alla pubblicazione di un articolo di Norman Lewis sul Sunday Times inglese in cui venivano denunciati i massacri, il furto di terre e il genocidio in corso nell’Amazzonia brasiliana. L’atroce oppressione razzista degli indios del Brasile avveniva nel nome di un ipotetico "progresso economico”.

      Oggi Survival ha sostenitori in 82 Paesi. Opera per i diritti dei popoli tribali in tre direzioni: sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica, educazione alla diversità e finanziamento di piccoli progetti locali. Grazie alla sua presa di posizione, per i governi e le aziende è sempre più difficile perseguitare le popolazioni tribali, e un giorno diventerà impossibile.

    Survival ha lanciato in questi giorni (anche in occasione del Natale) una nuova iniziativa a sostegno dei popoli incontattati, presentando una t-shirt a loro dedicata. Realizzata in Italia, in cotone bio-equo, porta con sé un messaggio divertente e forte: «Se vuoi essergli vicino, stagli alla larga!».      
    
    Ed effettivamente il solo modo per rispettare e proteggere i popoli incontattati è stargli lontano, perché decidere se e quando interagire con il mondo esterno spetta solo a loro.

     Profondamente toccata da questo video, anche Gillian Anderson, la celebre attrice che interpreta l’agente Scully nella serie X-Files, ha rivolto al mondo un appello accorato. La Anderson, che è diventata ambasciatrice di Survival, chiede di rispettare i fondamentali diritti umani di questi popoli e la loro scelta di isolamento, ovunque essi si trovino, in Brasile come a Papua o nelle isole Andamane.

    «Difendere i diritti dei popoli incontattati, anche semplicemente indossando una maglietta, significa avere a cuore il loro futuro e quello dell’intera umanità: se dovessero scomparire, perderemo non solo vite umane ma anche uno straordinario patrimonio di culture, stili di vita e visioni del mondo da cui abbiamo molto da imparare», spiega Francesca Casella, direttrice della sede italiana di Survival. «Inoltre, come tutti i prodotti del catalogo Survival, la maglietta va interamente a finanziare le nostre campagne più urgenti».

   Survival ha un sito italiano, da cui è possibile anche scaricare un catalogo di piccoli regali di Natale, che come la maglietta, aiutano a finanziare i diversi progetti dell'organizzazione. Per saperne si più: www.survival.it 

 
 
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