Venerdì 11 maggio alla Spezia (ore 16, Sala Dante, via Ugo Bassi 4) sarà consegnato alla senatrice a vita Liliana Segre il Premio Exodus 2018, premio che prende il nome dalla spedizione con cui negli anni 1946-1948 la città della Spezia prestò aiuto ai superstiti dei lager nazisti.
A darne l’annuncio sono stati, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Civico, il sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, e l’assessore alla Cultura, Paolo Asti.
La senatrice a vita Liliana Segre è stata insignita del “Premio Exodus 2018” con la seguente motivazione: “In riconoscimento del profuso impegno nell’attività di testimonianza della Shoah e nella difesa del valore della memoria storica come antidoto alla violenza e all’indifferenza”.
Nata a Milano il 10 settembre 1930 in una famiglia ebraica, Liliana Segre perse la madre a neanche un anno. Nel 1938, ad appena otto anni, rimase vittima delle leggi razziali fasciste, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola elementare.
Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo. Fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Anche i nonni paterni furono deportati nel campo di Auschwitz, dove vennero uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno 1944.
Nel campo di sterminio le venne tatuato il numero di matricola 75190. Fu quindi impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union, per essere poi liberata dall'Armata Rossa nel 1945. Segre è una dei venticinque sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai quattordici anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.
Liliana Segre ha accolto con gioia la notizia del riconoscimento: “Sono molto felice e orgogliosa di ricevere il prestigioso premio Exodus. Ricordo molto bene la mia precedente visita alla Spezia e l’affettuosa accoglienza ricevuta, e ringrazio di cuore il Sindaco Peracchini, la vostra bella Città e i suoi generosi abitanti”.
Una menzione speciale andrà, inoltre, allo scrittore Paolo Bosso, autore del libro “Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due”, in riconoscimento “della sua attività di ricerca sull’Aliyah Bet degli ebrei nella Terra Promessa partiti dalla Spezia, dal suo Golfo e da tutta la Liguria”.
«Ospitare la Senatrice Segre nella nostra città, Porta di Sion, è un immenso onore» dichiara il sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini. « La prima volta che le ho telefonato per comunicarle il conferimento del Premio Exodus, la senatrice aveva appena visitato una mostra a Milano sulle imbarcazioni salpate dall’Europa per compiere l’Aliyah Bet, alla lettera ‘salita’, il viaggio degli ebrei nella Terra Promessa. In quella mostra, il nome della Spezia spiccava orgoglioso. Quest’anno il premio è anche occasione di annunciare un nuovo percorso che questa Amministrazione intende intraprendere: una valorizzazione dei luoghi della Città e di tutto il suo Golfo determinanti per la salvezza del popolo ebraico».
«Uno dei momenti più tragici della storia del Novecento»- dichiara l’assessore alla Cultura, Paolo Asti « ha avuto felice epilogo nella nostra città e nel nostro golfo anche grazie alla solidarietà di una generazione di spezzini che, pur provati dalla guerra, hanno dimostrato nei confronti del popolo ebraico scampato dai campi di concentramento uno slancio di solidarietà tale da rimanere per sempre impresso nelle vite di migliaia di uomini e donne, che, lasciando l’Europa, hanno raggiunto la Palestina. Il premio Exodus, dunque, trova nella memoria l’esempio per il futuro e nella senatrice Segre la testimonianza più illustre della sofferenza e del riscatto. Paolo Bosso con la ricerca ha documentato come quanto compiuto sia avvenuto sotto la stretta sorveglianza del governo italiano e alleato e, al contempo, come le imbarcazioni “Fede” e “Fenice” non siano state due partenze episodiche, ma gli esempi più eclatanti di quanto uomini e donne, da Ameglia a Porto Venere e in tutta la Liguria, siano potuti divenire un esempio per l’intera nazione».