Le statuine dei politici, da Berlusconi a Salvini
Politici e calciatori, cantanti e sovrani, papi e santi. Escono tutti dalla bottega di Marco Ferrigno in via San Gregorio Armeno 8, nel cuore di Napoli. A tenere compagnia al Bambinello nel Presepe si sono avvicendati, dal 1992 ad oggi, Tonino Di Pietro e Berlusconi, Belen Rodriguez e Mattarella, Lady Diana e Madre Teresa, papa Francesco e Sofia Loren, Diego Armando Maradona ovviamente, fino ai due dioscuri del governo gialloverde: Di Maio e Salvini.
«Papà ebbe un’idea geniale», ammette Marco Ferrigno, 50 anni, dell’omonima e celeberrima bottega di maestri cartapestai famosi in tutto il mondo per i loro presepi barocchi che richiamano l’epopea del Settecento napoletano. Correva l’anno 1992, l’inchiesta “Mani pulite” stava spazzando via la Prima Repubblica e Salvatore Ferrigno piazzò nel Presepe la star di quella rivoluzione: il pm Tonino Di Pietro. «Dopo la statuetta di Berlusconi, Di Pietro è stato il più venduto», dice Marco, che rappresenta la quarta generazione della bottega nata nel 1836 grazie all’intuito del bisnonno Carmine, proseguita da nonno Salvatore, fino a papà Giuseppe e poi lui, Marco, che azzarda: «Spero che mio figlio, che si chiama Giuseppe, continui la tradizione. Ancora è piccirillu».
Nelle mani dei Ferrigno terracotta, legno e sete di San Leucio diventano piccoli capolavori. Il pastore legato all’attualità fu un colpo di genio, certo. Ma anche i pastori “anonimi”, per così dire, sono un gran bel vedere. Scaldano il Presepe come nessun’altra statuina, rinverdiscono i fasti di San Gregorio Armeno che da secoli, a Napoli, è la strada degli artigiani e dei cartapestai. Qui, per dire, lavoravano artisti del calibro di Giuseppe Sanmartino, l’autore dello struggente e bellissimo Cristo velato. «Il mio bisnonno, Carmine, lavorava al teatro San Carlo come restauratore degli stucchi dorati», racconta Marco, «nel tempo libero si dedicava alle statuine del Presepe. Trasmise la passione a mio nonno che mise su una "holding familiare": aveva tredici figli e li mise tutti all’opera. I più bravi erano mio padre, Giuseppe, e suo fratello Nino che però è morto giovane. Alla fine papà si è ritrovato da solo a proseguire la tradizione. È nata come una passione, adesso è un lavoro. Ma io mi diverto da matti, posso dire di non aver lavorato un giorno nella mia vita».
Per una statuetta ci vogliono dai tre giorni alle due settimane di lavoro, «dipende dal personaggio». In principio, la statuina d’attualità era una all’anno. Poi a cadenza mensile e, adesso, settimanale. «Tante persone venivano a chiederci di raffigurare il figlio, la mamma o la fidanzata. E così ci siamo inventati la statuina personalizzata. Chi la vuole mi manda tre foto e noi ci mettiamo al lavoro».
Le statuine dei cantanti
«Berlusconi si lamentava che lo raffiguravamo troppo basso»
Il Presepe dei Ferrigno dura tutto l’anno. I turisti che arrivano a visitare la bottega comprano la statuina del loro beniamino a febbraio come a luglio. «Abbiamo fatto centinaia di migliaia di personaggi», gongola, «molti sono anche venuti a trovarci di persona. Berlusconi si lamentava che lo facevamo troppo basso, Pavarotti perché appariva troppo grasso. Silvio ha spopolato per anni, come Andreotti. Il meno venduto? Matteo Renzi. Oggi vanno a ruba Cristiano Ronaldo e i rapper, da J-Ax a Fedez».
Presepe dei vip e per i vip, quello dei Ferrigno. A Marco arrivano commissioni da mezzo mondo: re Juan Carlos, Massimo Moratti, i reali di Danimarca, José Mourinho («sono stato a casa sua nel 2009, è simpaticissimo»), Lucio Dalla, Sofia Loren. Grazie anche al tam-tam mediatico: «La svolta arriva negli anni Settanta, la tv e i giornali ci hanno dato una grossa mano per pubblicizzare i nostri lavori. Forse non saremo i più bravi ma ad oggi sicuramente i più conosciuti».
Nella bottega, insieme con lui, lavorano la madre Anna e altri quattro collaboratori. Il Presepe perfetto? «Non esiste», taglia corto, «bisogna avere inventiva e creatività. Scegliere le statuine giuste e rigorosamente di terracotta, creare le casette di cartone, fare uno schizzo preliminare e poi un’intelaiatura di legno da rivestire con muschio e sughero».