Lo aveva detto due anni fa quando apparvero i primi sondaggi che indicavano in oltre la metà i polacchi contrari all’accoglienza dei profughi del Medio Oriente: «Accogliere i migranti è una grande sfida e una prova per il nostro spirito cristiano».
Ora, due anni e molte polemiche dopo, mons. Wojciech Polack, arcivescovo di Gniezno e primate di Polonia, torna sull’argomento con un’ammonizione pesante per i preti della sua diocesi: «Sospenderò a divinis i sacerdoti che parteciperanno a manifestazioni anti-immigrati».
Il primate è intervenuto una settimana dopo il “Rosario ai confini”, organizzato con l’appoggio del governo conservatore della destra nazionalista e approvato dalla Conferenza episcopale polacca, da innumerevoli associazioni cattoliche polacche, che ha suscitato molte polemiche.
Mons. Polak lo ha annunciato in un’intervista sul settimanale cattolico di Cracovia Tygodnik Powszechny, che era il giornale di riferimento in Polonia di Giovanni Paolo II: «Non ho alcuna alternativa in quanto responsabile della mia diocesi. In una situazione in cui ci sono preti che esplicitamente sostengono una parte in conflitto, debbo agire immediatamente».
In Polonia quasi tutti i vescovi, i sacerdoti e i media cattolici hanno sempre appoggiato la politica del Governo, che ha rifiutato le quote di accoglienza previste dall’Unione europea, come hanno fatto Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, i Paesi che appartengono al cosiddetto Gruppo di Visegrad.
Il primate ha ribadito che per i credenti l’obbligo di accogliere i rifugiati è «principalmente un obbligo evangelico» e ha aggiunto che con queste parole non intende fare politica.
L’intervista ha suscitato polemiche in Polonia.