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martedì 22 aprile 2025
 
 

Il primo Natale di Francesco

25/12/2013  Dio non è un maestro di sapienza, un ideale a cui tentiamo, ma il senso della vita e della storia, dice il Papa nella messa di Natale. E poi, durante la benedizione Urbi et Orbi il pensiero rivolto alla pace.

Ci sono tenebre e luce, ma mentre la tenebra «avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo incammino vede una grande luce. Una luce che ci fa riflettere su questo mistero: mistero del camminare e del vedere». Per papa Francesco è la prima notte di Natale nella basilica di San Pietro. Una chiesa gremita in attesa delle sue parole. Che riscaldano la notte fredda di Roma. Il Papa ci ricorda che «anche nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi. "Chi odia suo fratello – scrive l’apostolo Giovanni– è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi"».
Il Papa esorta a non temere perché in mezzo a queste tenebre ci è stata donata una luce: «Gesù che è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi. I pastori sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati».
E anche nella benedizione Urbi et Orbi, come di consueto a mezzogiorno del 25, il Papa è tornato agli ultimi. Ha ricordato i migranti di Lampedusa e poi tutti i popoli che soffrono per la guerra. In Siria, in Nigeria, nel Corno d'Africa, nella Repubblica centrafricana, in Iraq, in Terra Santa... il Papa ha avuto una parola per tutti. Per il popolo filippino e per quanti sono colpiti dalle calamità naturali, per ogni uomo e per ogni donna che soffre in qualunque parte della terra. E ha ricordato che, alla preghiera per la pace, si sono uniti anche credenti di altre fedi. E anche ai non credenti il Papa ha chiesto di unirsi alla richiesta di pace. «Chiediamo tutti la pace, i credenti con la preghiera, i non credenti con il desiderio».
Affacciandosi dalla loggia, la stessa dove ha cominciato il suo Pontificato, papa Francesco ha benedetto il mondo invitando ciascuno a fare la sua parte per la costruzione della pace. «La vera pace non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella “facciata”, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni», ha detto il Papa. «La pace è un impegno di tutti i giorni, che si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo. Guardando il Bambino nel presepe, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati... Le guerre spezzano e feriscono tante vite!». Ma a Dio che è pace, ha concluso Francesco, possiamo chiedere «che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Abbiamo bisogno delle carezze di Dio, le carezze di Dio non fanno ferite, abbiamo bisogno di lui per costruire la pace. Lasciamoci commuovere dalla sua bontà».

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