L’attacco virulento di Beppe Grillo all’informazione, accusata di pubblicare notizie false o non verificabili, è ormai una solfa insopportabile e grottesca. Visto il tasso di democrazia comunicativa che scorre nel suo movimento, la cui unica informazione è affidata a un blog dai misteriosi introiti commerciali, è un po’ come la storia del bue che dà del cornuto all’asino. Mai un congresso, riunioni a porte chiuse, deputati eletti con un centinaio di clic, votazioni gestite da un blog, interviste col contagocce affidate sempre alle stesse persone rigorosamente delegate dal Grande Capo. Il Grande Fratello di Orwell, in confronto, è il Paradiso dell'informazione e della trasparenza.
Grillo - di cui non si capisce mai fin dove finisce il cabarettista e dove inizia il leader politico - ha rovesciato per l’ennesima volta la frittata. Non ha gradito le parole del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella sulle notizie false che girano in Rete: “Tutti puntano il dito sulle balle che girano sul Web e sull'esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell'inquisizione proposto dal presidente dell'Antitrust", si lamenta. "Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su internet. I giornali e i tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate”.
Che la cattiva informazione sia una faccenda che non riguarda solo la Rete ma anche il mondo "tradizionale" dei media (giornali, radio e Tv) ne siamo convinti tutti e lo scriviamo da sempre. E sarebbe ora che gli organi di categoria intervenissero più a fondo nel sanzionare chi propala bufale o insulta il prossimo. Ma fa specie che per rimediare a tutto questo Grillo proponga una strampalata “giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media", come ha scritto sul suo blog. Formata da chi? “Da cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali”. Se una notizia viene dichiarata falsa "il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo".
Ha fatto bene il direttore de La7 Enrico Mentana, che lo ha querelato, a portare Grillo in tribunale per fargli rimangiare le offese. Il "dagli alla stampa" è una faccenda pericolosa. Ricordate gli insulti e i linciaggi ai giornalisti nel settembre scorso alla convention grillina di Palermo? Grillo ha scelto i giornalisti e la comunicazione come nemico per polarizzare il suo movimento e risolvere alcune imbarazzanti questioni, come quelle legate alla gestione Raggi.
Stamattina è partita la votazione on line per la ratifica del nuovo codice etico di Cinque Stelle e norme relative ai casi di coinvolgimento in vicende giudiziarie .Pare che il nuovo statuto, che prevede che l'indagato non debba più dimettersi, sia nato per prevenire le conseguenze di un avviso di garanzia che penderebbe sulla testa della sindaca romana. Chi lo ha deciso? Chi lo ha redatto? Chi ha diritto a votarlo? Chi controlla i clic in Rete? Non si sa. Quello che sorprende – e che inquieta - è che ci siano tanti italiani a credere che questa sia la nuova democrazia.