Cappello, frusta e molto di più. Indiana Jones ha segnato l’immaginario di tante generazioni, è tra i “paladini” statunitensi più amati di sempre. Lo avevamo conosciuto nel 1981, con un’entrata in scena inusuale. La montagna della Paramount si fondeva con quella maledetta nella giungla. Jones inizialmente veniva inquadrato di spalle, per poi uscire dall’ombra con un ghigno, un gesto violento, e una colonna sonora da antagonista consumato. È stato un colpo di genio per Steven Spielberg, che fino ad ora aveva diretto tutti i capitoli della saga.
Per la prima volta, arrivati alla quinta avventura, non è più dietro la macchina da presa. A prendere il suo posto è James Mangold in Indiana Jones e il quadrante del destino, presentato in anteprima al Festival di Cannes. Ormai il professor Jones sta per andare in pensione. Ha le carte del divorzio sul tavolo, la sua vita sta perdendo senso. Ma una tempesta è in arrivo: un vecchio nemico, una bambina ormai cresciuta e una nuova epopea da affrontare. Non vedremo più Harrison Ford prestare il volto a Indy? Forse. Ma il film non è un passaggio di testimone. Cattura il contemporaneo con animo crepuscolare, per poi soffermarsi sul tempo. È questa la dimensione cardine di Indiana Jones e il quadrante del destino. Ford nei flashback, per sequenze molto lunghe, viene ringiovanito. Si respira un’atmosfera nostalgica, la chiave di tutto deriva dalla scienza di Archimede. Il vero protagonista è il passato. Così Indiana Jones e il quadrante del destino diventa un viaggio in epoche antiche, un malinconico richiamo a ciò che è stato. Mangold si mette al servizio del franchise. Punta sul divertimento, sugli inseguimenti, sull’adrenalina. Cerca di mantenere lo spirito di Spielberg. Mescola la magia alla Storia, porta sullo schermo vecchi amici e nuove conoscenze. A suo modo è umanista, anche se un po’ ripetitivo.
Ma l’effetto nostalgia vince, anche sulle lancette dell’orologio che scorrono inesorabili. Viene aggiunto un elemento che ha raramente caratterizzato Indiana Jones: l’acqua, le immersioni, relitti naufragati che nascondono tesori. Senza dimenticare la paura dei serpenti, i nazisti e naturalmente l’archeologia, che diventa la passione più esaltante del mondo. Ma chi è davvero Indiana Jones? Un brivido, un ricordo lontano che si fa vicino, un’audace ossessione che non vorremmo mai abbandonare.