Il meccanismo narrativo è stato visto più volte: un professore, che viene da un liceo prestigioso del centrodi Parigi, si ritrova nella turbolenta classe di una scuola superiore della banlieu, dove sono quasi tutti extracomunitari. Il primo impatto è negativo: i suoi modi rigidi e per nulla empatici inaspriscono il disinteresse e la contrapposizione da parte dei ragazzi. Poi, grazie a un colloquio con la sorella,
prova a cambiare punto di vista, e comincia a far leva sui loro interessi, a premiare i loro sforzi, ad avere fiducia nelle loro capacità. In particolare prende a cuore la sorte di Seydou, lo studente più oppositivo e svogliato, con una difficile situazione familiare ma dall’intelligenza brillante. Alla fine dell’anno non solo i risultati lo premiano, causando non poche ostilità da parte del resto del corpo docente, ma anche il professore si ritroverà cambiato e più aperto alla vita. Lascia il sorriso nel cuore il finale, lieve e commovente. E fa capire come davvero gli insegnanti illuminati, e ce ne sono anche nella realtà, possano fare la differenza. Il film è stato girato all’interno di un vero liceo, usando come attori i ragazzi stessi. Su tutti spicca per l’efficacia e la naturalezza dell’interpretazione Abdoulaye Diallo nella parte di Seydou. Molto convincente l’interpretazione del protagonista Denis Podalydès, attore teatrale della Comédie francaise ma che vanta anche una sterminata filmografia.