logo san paolo
domenica 28 maggio 2023
 
Rocco Hunt
 

Il rapper Rocco Hunt: «Non dimentico quando stavo in pescheria»

22/04/2016  A Sanremo ha conquistato pure il cardinale Ravasi. Ma lui non è cambiato, come il papà, che fa ancora l’operatore ecologico

Rocco Hunt rivolge attraverso Famiglia Cristiana un invito al cardinale Gianfranco Ravasi: «Mi piacerebbe molto incontrarlo. Avrei tante domande da rivolgergli, anche critiche. Ho solo 21 anni e su molte cose mi posso sbagliare. Lui potrebbe illuminarmi». La richiesta del rapper campano nasce dal fatto che, tra i milioni di italiani che si sono fatti trascinare dalla sua energia all’ultimo Sanremo, c’è stato pure il presidente del Pontifi•cio Consiglio della Cultura, che su Twitter ha citato alcuni versi della sua Wake up: «Non dimentico mai le radici, perché in questa terra c’è scritto chi siamo».
Una bella soddisfazione per “Rocchino”, come lo chiamano tutti, che ha pure incassato i complimenti di Pino Carosone, il •figlio del grande Renato, per la sua rivisitazione di Tu vuò fa l’americano: «Ho ricevuto messaggi molto carini anche da Massimo Ranieri, da Gigi D’Alessio e da Eros Ramazzotti». Il rapper confessa candidamente di aver scelto questa canzone perché «è famosa in tutto il mondo e io volevo farmi notare anche all’estero. E infatti ho ricevuto tweet dall’America, dal Canada, dalla Francia…».
«Wake up guagliù», svegliatevi ragazzi, canta Rocco rivolto ai suoi coetanei del Sud per spingerli a uscire dal tunnel della rassegnazione. «Tutti dormono, a iniziare dai politici e quindi ciascuno di noi, nel suo piccolo, deve darsi da fare per non arrendersi e realizzare i suoi sogni».
Pure se la realtà è quella descritta dalla canzone: «Anche se sto palazzo mo’ cade a pezzi a’ signor’ vo’ semp’ ‘e sold. E preghiamo ogni giorno sperando ca’ nun se esaurisce a pension’ do’ nonn’». Commenta Rocco: «I giovani vivono con i soldi dei genitori, che a loro volta spesso vanno avanti con quelli dei nonni, vale a dire la generazione che ha vissuto l’ultimo boom economico italiano».
E se anche la pensione del nonno non basta, per moltissimi l’unica soluzione è andare a cercar fortuna altrove, salvo poi rimpiangere la propria terra, come ha cantato sempre a Sanremo l’altro rapper campano in gara, Clementino, nella sua Quando sono lontano: «Il mio amico Clementino ha ragione. Ma se un laureato in Lingue con 110 e lode a Napoli non trova niente di meglio che un posto da cameriere, che deve fare?». Rocco, che di cognome fa Pagliarulo, è nato e cresciuto a Pastena, un quartiere popolare di Salerno. In tasca ha un diploma di ragioneria, preso dopo essere stato bocciato due volte. «Chi sta peggio di tutti sono i miei amici che, come me, hanno avuto problemi con gli studi. Eppure le opportunità ci sarebbero anche. Abbiamo tanti musei abbandonati che potrebbero essere restituiti alla loro bellezza e spiagge piene di monnezza da ripulire. Oppure potrebbero dare una mano a bonifi•care la Terra dei fuochi».
Come già due anni fa, quando vinse tra le “Nuove proposte”, non era diffi•cile incontrare a spasso per Sanremo il rapper in compagnia dei suoi familiari. «Stavolta sono venuti pure mio nonno e mio fratello Francesco che ha 13 anni, mentre Gabriellino, che ha 3 anni e mezzo, è rimasto a casa. Voglio bene a tutti e due, ma con Francesco ho un rapporto speciale perché è cresciuto con me e ha condiviso le dif•ficoltà della nostra famiglia. Il frigorifero spesso era vuoto e i miei genitori dovevano fare grandi sacrifici per riempirlo. Quando è nato Gabriellino invece io ero già Rocco Hunt, tanto che usai i guadagni delle mie prime serate per fargli un regalo. Mio padre ripete sempre che io sono nato in una stanzetta con la muffa mentre Gabriele no, ma so bene che non si monterà la testa perché nella sua educazione, come è accaduto con me e con Francesco, l’umiltà è sempre al primo posto».
Nella stanzetta di Rocco ora la muffa non c’è più perché il rapper ha aiutato la sua famiglia a ristrutturare la casa di Salerno dove è cresciuto. Ma a parte questo, la vita dei Pagliarulo non è cambiata. «Mia madre continua a fare la casalinga e mio padre l’operatore ecologico per una cooperativa. C’è gente che lo prende in giro quando lo vede con la scopa per strada, perché sanno che è mio padre, ma lui è orgoglioso del suo lavoro e tira dritto».
Papà ora è il maggiore fan di Rocco ma non è sempre stato così. «Quando provavo le mie prime canzoni in cameretta, parlavo da solo e cercavo di imitare i movimenti degli altri rapper. Mio padre mi vedeva e si preoccupava. Allora si rivolgeva a Padre Pio, di cui è sempre stato devotissimo, tanto che a casa abbiamo sue immagini in ogni stanza. “Aiuta tu mio •figlio”, ripeteva, “perché non riesco più a capire cosa gli succede”. Quando ho vinto Sanremo tra i giovani si è fatto tatuare un’immagine del Santo sulla schiena...».
E dire che poco prima di quella vittoria nel futuro di Rocco c’era il lavoro nella pescheria dello zio: «L’ho fatto per due anni ed è stata un’esperienza molto importante. La musica è una passione e per di più, nel mio caso, ti consente una vita agiata. Il lavoro vero, quello che ti garantisce la fatica ma non sempre il guadagno, è un’altra cosa. Io l’ho provato e non me ne dimentico».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo