Era a Ginevra quando è crollato il ponte della sua città ma non ha potuto, l'archistar Renzo Piano, rimanere insensibile di fronte alla tragedia che ha colpito Genova, la sua città. Ha raccontato che da allora non ha mai smesso di pensarci e per questo ha fatto sentire la sua presenza con un regalo, un suo progetto per il nuovo ponte che sostituirà il Morandi. Ha presentato la sua idea, con un plastico, ieri in Regione incontrando il governatore Toti e il sindaco di Genova Bucci e chi lo ha visto lo definisce «bellissimo, nulla a che vedere col vecchio viadotto». Il ponte pensato da Piano è completamente diverso dal viadotto Morandi: niente tiranti, piloni molto più ravvicinati e 43 lampioni, uno per ogni vittima.
Un 'idea, la sua, che è anche una filosofia perché quel nuovo viadotto sarà l'espressione stessa del significato che porta in sé la parola "ponte": «una progressione, un andare oltre l'ostacolo, una cosa che unisce». Quello del ponte è un tema che tocca tutti e tutte le corde: da quella tecnologica a quella poetica, ha spiegato Piano che non è nuovo a questi gesti. Aveva fatto la stessa cosa dopo la tragedia del crollo della Torre Piloti.
Ha poi invitato alla memoria: «l'architettura fa questo: celebra e costruisce, la città costruisce cambiamenti e documenta. L'importante è non cadere nella retorica» perché di retorica, come di polemica, sulla caduta del ponte se n'è fatta fin troppa. «Spero di essere utile, lo faccio con molta convinzione» - ha aggiunto Piano, «bisogna che la città ritrovi orgoglio e riscatto, bisogna ricostruire questo ponte e ripensare l'intera area della val Polcevera. Il ponte lo costruiscono gli ingegneri, ma sono lieto di poter essere utile al progetto perché dietro al ponte c'è l'orgoglio e la bellezza della città».
Tra i suoi interessi anche la riqualificazione della val Polcevera coinvolta, nel crollo del viadotto Morandi, tema caro a Renzo Piano che si è spesso occupato di periferie: «è di grandissima importanza anche se sostanzialmente periferica. E' un'area di trasformazione, industriale e ferroviaria, un'area di straordinaria importanza per la città. Genova non può pensare di crescere nè verso mare nè verso monte, quindi l'area dove passava il ponte ha un grande valore urbanistico». Il tema in gioco è quindi trasformare le vecchie aree industriali in città.
L'archistar ha poi aggiunto in una nota: «mi è stato chiesto dalle istituzioni genovesi un contributo di idee. Sono a disposizione, volentieri. Sia però chiaro che si tratta di un'opera corale, e non intendo sostituirmi a nessuno, né agli ingegneri né agli architetti che saranno chiamati per concorso a lavorare sul contesto urbano. Siamo appena all'inizio, ma sono certo che questo sarà un momento di grande energia e di riscatto per la città»