Una giornalista, interpretata da Selene Ruggiero, che torna, malvolentieri, nella sua Calabria. Le hanno chiesto un servizio su Corrado Alvaro, «uno scrittore morto», commenta seccata al cellulare. Poi, però, sulle tracce dell’autore sanluchese, si ritrova a fare i conti con se stessa e con una realtà profondamente diversa da come l’aveva immaginata. Il cortometraggio girato da Angelica Artemisia Pedatella, mette insieme realtà e finzione per ridare, come recita il titolo dell’opera “Un nuovo volto a Polsi”. La docufiction, presentata per la prima volta il 18 settembre nelle sale del santuario caro ai calabresi, è frutto del progetto fortemente voluto dalla professoressa Francesca Moricca e appoggiato dal dirigente Domenico Pirrotta, dell’istituto comprensivo Pentimalli di Gioia Tauro. Gli alunni della scuola gioiese hanno lavorato assieme a quelli di San Luca per ritrovare le radici di un luogo sul quale, negli anni, la ‘ndrangheta ha cercato di mettere le mani e che oggi, invece, si apre al mondo e alla spiritualità profonda della gente per bene.
«Un posto magico per i credenti, ma anche per i non credenti», lo ha definito Clara Vaccaro, prefetto di Reggio Calabria. Un luogo in mezzo alle montagne dove è possibile, con ore di cammino, arrivare a piedi. «Si capisce così anche la fede di chi, superando mille difficoltà e sfidando la fatica, riesce ad arrivare fin qui». Il prefetto promette un tavolo tecnico per rendere le strade più sicure e per dare ristoro ai pellegrini dopo che, lo scorso due settembre, la chiusura delle arterie di comunicazione aveva fatto storcere il naso a migliaia di pellegrini costretti a piedi e senza acqua e cibo. «In tutti i santuari di montagna si riesce ad assicurare percorsi sicuri e lo faremo anche qui», promette mentre ringrazia i ragazzi «per averci fatto vedere questi luoghi con i loro occhi». Finalmente protagonisti, bambini e bambine, mostrano la bellezza delle tradizioni, di quei passi di tarantella che, come spiega anche Angelica Artemisia, «sono una vera preghiera». «Abbiamo tanti progetti», aggiunge don Tonino Saraco, rettore del santuario, «che partono dall’ascolto delle persone e dal voler ridare loro dignità. Siamo stanchi di un racconto di queste terre che non tiene conto dei passi in avanti che stiamo facendo, del lavoro di tanti che qui stanno trovando riscatto anche grazie a opportunità di lavoro. Vogliamo impegnarci sempre di più su questo terreno perché anche chi eventualmente può aver sbagliato in passato possa trovare nuove opportunità per condurre una vita degna alla luce del sole».
Il servizio completo sul numero di Famiglia cristiana in edicola giovedì 26 settembre.