Nella foto: Mariam, al centro; Rasmata a sinistra e Salamata a destra. Tutte le foto sono di Stefano Dal Pozzolo.
Mariam ha 63 anni, ha subito un matrimonio forzato quando ne aveva 16, è madre di 8 figli e ha passato buona parte della vita fra miseria e fame. Rasmata, invece, ne ha solo 33, ma anche lei racconta di un’infanzia per niente facile: in terza elementare, alla morte della mamma, ha dovuto lasciare la scuola per lavorare. Si è sposata a 20 anni e ha 4 figli, con tre sacchi di riso del campo del marito sbarcava il lunario. Salamata si è sposata a 17 anni, ha avuto 10 figli, sei bambine e 4 bambini. Ora le sono rimaste le sei femmine, perché tutti e quattro i maschi sono morti. Ha sempre lavorato il riso, lo faceva col metodo tradizionale che si usa qui. I guadagni del marito tenevano in piedi la numerosa famiglia, lei col guadagno del riso mandava a scuola i figli.
Tutte e tre parlano con distacco di quegli anni difficili, che appartengono all’“altra loro vita”, quella prima della cooperativa. Ora non navigano nell’oro, ma vivono dignitosamente del loro lavoro. Tutte e tre, da quando si sono riunite nella UgerM-W, l’Unione delle 190 donne trasformatrici di riso, non solo hanno aumentato la produzione e quindi gli introiti, ma hanno ripreso gli studi interrotti e hanno potuto seguire corsi di formazione professionale. Oggi Mariam, la decana, è presidentessa della cooperativa, Rasmata è l’amministratrice, Salamata è a capo del comitato di controllo sulla qualità della produzione.
Il riso prodotto dalla cooperativa di 190 donne del Burkina Faso, sostenute anche dalla campagna "Abbiamo riso per una cosa seria".
Siamo a Mogtedo, poco meno di 90 chilometri a est di Ouagadougou, una delle tre zone del Burkina Faso dove si produce più riso. Il Burkina è un Paese povero, Mogtedo è area rurale di un Paese povero dove, peraltro, quando è “inverno” ci sono 30 gradi, quando fa caldo si superano i 50. Il lavoro agricolo, in questo clima, è massacrante.
Eppure Mariam, Rasmata e Salamata, come pure le altre 187 donne della cooperativa sono soddisfatte del loro lavoro e dei risultati ottenuti. Sono arrivare a produrre fra 100 e 150 tonnellate di riso parboiled, che vendono ai privati (anche scuole e università) ma anche allo Stato. Tutto destinato al mercato interno del Paese (la produzione copre circa il 30 per cento del fabbisogno di riso del Burkina Faso).
Queste tre donne sono il volto dell’aiuto allo sviluppo che cambia la vita. Negli anni hanno trovato il sostegno della cooperazione svizzera, poi di Oxfam, ora dell’Ong torinese Cisv e di Fondazioni for Africa. È per realtà come questa, che siamo venuti a vedere nella piana risicola del Palteau Central in Burkina Faso, che il 6 e 7 maggio 4 mila volontari della Focsiv (la Federazione del volontariato di matrice cristiana) e della Coldiretti saranno presenti in mille piazze, parrocchie e mercati di Campagna Amica per dare vita alla XVa edizione di “Abbiamo riso per una cosa seria”, la campagna nazionale nel quale viene venduto, per un’offerta minima di 5 euro, un pacco di riso al 100% di produzione italiana.
Le risorse raccolte andranno a sostenere progetti come questo, in diversi Paesi del Sud del mondo, ma anche realtà italiane, come il “Villaggio solidale” nell'area di Rosarno in Calabria, che Focsiv e Coldiretti stanno realizzando insieme, per dare ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato e garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale.
Saranno 41 gli interventi sostenuti dalla campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” e ne beneficeranno 119.543 famiglie di contadini (il progetto si avvale anche del Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e della diffusione nei Centri Missionari Diocesani della CEI).
Le mille piazze saranno il momento finale dell’iniziativa, fino all’8 maggio si può contribuire anche attraverso l’sms solidale da cellulare personale o con una telefonata da rete fissa al numero 45529. «Si potrà così sostenere un unico grande progetto in Italia e nel mondo», dice Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv. «Una grande forza, contadini e consumatori, uniti dalla Campagna per difendere in Italia e nel mondo chi lavora la terra e per garantire il diritto al cibo a partire dai più vulnerabili».
«Il nostro», continua Cattai, «è un grande movimento, rappresentato dai milioni di chicchi di riso offerti dai nostri volontari i primi giorni di maggio, che ribadisce la necessità di liberarci dalla schiavitù dei prezzi imposti dalle multinazionali dell'agroalimentare, dal fenomeno del caporalato, dai condizionamenti dell'agrobusiness, dai cambiamenti climatici e dalle cause che portano all'emigrazione di milioni di persone. Ben consapevoli che solo dall'agricoltura familiare si può avere una risposta alla fame, al bisogno di lavoro e allo sviluppo umano secondo una visione più equa e più giusta di democrazia alimentare e di ecologia integrale».