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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Il triste ritorno dei "vu cumprà"

30/05/2010  Sono molti i senegalesi che tornano al Sud per la crisi e perché hanno perso il permesso di soggiorno. Sembra tramontato il miracolo del Nord Est per tanti lavoratori stranieri.

Avevano scelto la Marca Trevigiana come propria patria di elezione. Ma a causa della crisi, molti dei lavoratori stranieri che pensavano di aver messo radici nel Nord Est si sono trovati, da un giorno all’altro, derubati del futuro. “Erano qui con le famiglie, avevano acquistato un appartamento e mandavano i figli a scuola”, racconta Diop Modou, operaio, senegalese e presidente del coordinamento Cittadinanza Attiva della Marca, che riunisce circa 40 associazioni di migranti. “E ora che non ce la fanno più a pagare le rate del mutuo gli è stata pignorata la casa. Non si tratta di due o tre casi ma di tante, tantissime persone che spesso sono costrette a trasferirsi da amici perché non riescono più neppure a pagare le bollette”.  

     Avendo un contratto a termine, per molti non c’è nemmeno la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione e allora, dice Diop Modou, “se non c’è qualcuno che può dargli una mano, finiscono veramente nei guai”. Così succede che alcuni si vedono costretti a “rimandare moglie e figli al Paese di origine” e che altri “stanno tornando a fare lavori che non facevano più da 15 anni. Sono tanti i senegalesi tornati al Sud a fare i vu cumprà”.  

     Per alcuni la situazione è resa ancora più drammatica dalla perdita del permesso di soggiorno, che nel nostro Paese è legato all’esistenza di un impiego
. “Alcuni si sono ritrovati senza permesso di soggiorno dopo anni di lavoro in Italia”, prosegue il presidente di Cittadinanza Attiva della Marca: “La legge non guarda in faccia nessuno; se non hai un contratto o torni a casa o resti in Italia come irregolare”.

     In queste condizioni gli immigrati rischiano di diventare vittime designate della criminalità organizzata. “È chiaro che chi ha il mutuo da pagare o i figli nati in Italia farà di tutto per restare”, afferma Franco Marcuzzo, presidente dell’Anolf di Treviso, l’organizzazione voluta dalla Cisl per tutelare i diritti dei cittadini stranieri nel nostro Paese. “Ma vi è il rischio concreto che ad approfittare della situazione sia la malavita. Sono già arrivati i primi furbastri di turno che offrono posti di lavoro fasulli in cambio di denaro”.

     Nel frattempo nei Centri di ascolto della Caritas diocesana di Verona cominciano a tornare cittadini immigrati che non si presentavano da tempo: nei soli primi mesi del 2010, infatti, le richieste di aiuto degli stranieri disoccupati sono cresciute del 20% rispetto agli ultimi mesi del 2009.

 
 
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