Umiliata sul web da un gruppo di coetanei, tra i quali ci sarebbe anche
il suo ex fidanzato e poi suicida per colpa dei cyberbulli. Questo,
secondo i giuduci, il motivo per cui Carolina la quattrodicenne di
Novara si è suicidata lo scorso gennaio. La Procura dei minori di
Torino ha quindi recentemente iscritto nel registro degli indagati otto
minorenni di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Pesanti le accuse:
istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico.
Grande lo sconcerto. Ma è solo una delle tante vittime che riempiono le
cronache. E' di poco tempo fa il caso del ragazzo che a scuola si è
gettato dalla finestra stancho per le prese in giro dovute alla sua
omosessualità. Prese in giro che avvenivano soprattutto in Rete.
Maurizio Tucci, presidente dell’Associazione Laboratorio Adolescenza,
così commenta: «Osserviamo come le conseguenze del cyber bullismo si
stanno manifestando in tutta la loro gravità Gli ultimi dati
disponibili dell’Osservatorio della Società Italiana di Pediatria su Abitudini e Stili di vita degli adolescenti italiani
(età di riferimento 12-14 anni) ci indicano come il fenomeno sia in
netta crescita ed oltre il 43% degli intervistati ha dichiarato che a
lui o ad un suo amico è capitato di essere vittima di episodi di cyber
bullismo».
La percentuale sale sensibilmente e supera il 60% se si considerano solo
le risposte degli adolescenti che dichiarano di trascorrere mediamente
in Internet più di 3 ore al giorno.
«Se è pur vero – prosegue Tucci – che i confronti con altri paesi
europei indicano che la situazione italiana, in questo ambito, è
mediamente migliore rispetto alla media, questo non deve esimerci dal
cercare di intervenire per frenare il fenomeno, attraverso una
sensibilizzazione degli adolescenti, delle famiglie e della scuola».
L'importanza di tenere alta la guardia la si può misurare anche osservando un recente fenomeno che si chiama Spotted (parola che in inglese significa "individuato"). Si tratta di bacheche scolastiche aperte su
Facebook dove è
possibile, anonimamente, lasciare messaggi relativi alle persone che
frequentano la scuola. Anche se vogliamo credere che queste pagine di Facebook non nascono con la
precisa intenzione di ferire, di fatto, protetti dall'anonimato,
facilmente i ragazzi che vi partecipano sono comunque facilitati se non
indotti a parlare di compagni e insegnanti con toni spesso offensivi. Non a caso in
molte scuole le bacheche spotted hanno creato problemi e i dirigenti
hanno dovito intervenire e chiuderle.
Fondamentale per prevenire e combattere il cuberbullismo è il ruolo della scuola e della famiglia. «Le
ragazze e i ragazzi devono imparare a riferire immediatamente i casi di
cui fossero vittime e le famiglie devono imparare a reagire con senso
di responsabilità, ma senza isterismi. Uno dei principali
motivi che inducono le vittime a non segnalare la cosa – osserva Tucci –
o a farlo solo quando raggiunge limiti di insopportabilità, è proprio
il timore delle reazioni della famiglia prima tra tutte, come spesso
capita, la proibizione tout court di utilizzare Internet. A questo si
aggiunge un ruolo importantissimo che può essere svolto dalla scuola
proprio nell’ottica di far emergere prima possibile le situazioni
critiche, offrendo una “sponda istituzionalizzata” agli studenti che si
trovassero in difficoltà».
«Per ultimo – conclude il Presidente di Laboratorio Adolescenza – gli
stessi adolescenti, che in tanti ambiti dimostrano maturità, devono
imparare ad avere atteggiamenti sempre orientati alla prudenza,
senza dimenticare mai che foto, filmati, frasi, postate in Internet
possono facilmente essere riutilizzate in forme e contesti del tutto
differenti e con finalità diversissime da quelle originali».