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sabato 07 settembre 2024
 
In Famiglia
 

Ma un sacerdote abusato che rivela il suo dramma si può considerare un danno per la Chiesa?

07/08/2023  Un sacerdote rende pubblica la storia di vittimizzazione sessuale subita quando era studente in seminario. Ma non tutti nella comunità sgomenta accolgono la rivelazione con benevolenza: «Molti non comprendono perché debba gettare discredito sull’istituzione alla quale lui stesso appartiene». Famiglia Cristiana e Alberto Pellai danno una risposta, chiara e ferma

 «Nella nostra provincia, un sacerdote ha reso pubblica la sua storia di vittimizzazione sessuale subita quando era studente in seminario. Si tratta di una vicenda occorsa molti anni fa e questa rivelazione tardiva ha suscitato molto disorientamento nella popolazione dei fedeli. Molti non comprendono perché un adulto, rappresentante della Chiesa, debba gettare discredito sull’istituzione alla quale lui stesso appartiene. Inoltre, questa vicenda ha esposto non solo gli adulti, ma anche i bambini ad un tema che sarebbe stato meglio tenere fuori dalla loro portata.

Era davvero necessario tutto questo? La Chiesa non potrebbe avere protocolli differenti nel gestire e trattare casi come questi, evitando di generare sconcerto – se non scandalo – nei suoi fedeli? Perché noi genitori ci troviamo oggi obbligati a spiegare cose ai nostri figli che non ci avrebbero mai domandato se questi fatti non fossero mai venuti alla ribalta?»

 

Cara Jolanda, un sacerdote non appartiene solo alla Chiesa. Appartiene anche alla società e alla sua comunità. Tutte le vittime di abuso sessuale hanno il dirittodovere di denunciare la propria vittimizzazione. Non tutti riescono a farlo quando quella violenza è in corso. Se sei un minore e subisci violenza da qualcuno che ha potere su di te (potere fisico,psicologico, emotivo) non sempre sei in grado di reagire e sottrarti a ciò che ti accade.

E questo succede proprio perché l’omertà, il segreto, la vergogna spingono spesso la vittima a trasformare la propria storia di vittimizzazione in “parole non dette”. Proprio di recente è stato pubblicato in Italia In memoria di me (Edb), un “piccolo grande” libro molto potente e coraggioso scritto da Patrick C. Goujon, un gesuita francese che è stato vittima di abuso sessuale in seminario a opera di un sacerdote che avrebbe dovuto occuparsi della sua formazione spirituale. È fondamentale che anche nella Chiesa si dia voce a queste testimonianze. Che venga completamente rimossa la dimensione dell’omertà. Il silenzio della vittima è ciò che lascia l’abusante libero di vittimizzare altre vittime.

Denunciare è un dovere nei confronti della comunità. Significa proteggere altre potenziali vittime e costringere l’abusante ad assumersi la responsabilità del proprio reato. È giusto che i bambini ci facciano domande anche su questo tema: solo così possiamo davvero aiutarli a chiedere aiuto e denunciare qualsiasi situazione in cui si sperimentano a disagio o a rischio nell’interazione con un adulto.

 
 
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