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giovedì 20 marzo 2025
 
 

Il segnale di una società che ha paura

14/02/2014  Il commento del neonatologo e bioeticista Carlo Valerio Bellien: «Anziché incrementare gli aiuti a chi ne è affetto e alla sua famiglia, la soluzione adottata dal Parlamento del Belgio va in tutt’altra direzione».

«Questo è il segnale di una società che ha tanta paura e profonda insicurezza nel gestire le difficoltà, che rimangono pur sempre enormi, legate alle condizioni di disabilità. Anziché incrementare gli aiuti a chi ne è affetto e alla sua famiglia, la soluzione adottata dal Parlamento del Belgio va in tutt’altra direzione».

Questo il commento del neonatologo e bioeticista Carlo Valerio Bellieni di fronte alla notizia dell’approvazione da parte del Parlamento belga della legge che estende l'eutanasia anche ai minori di 18 anni. «Il problema è che serve un consenso informato adeguato o del paziente o dei suoi tutori - prosegue - ma ce l’immaginiamo un minore che con tanta consapevolezza può esprimersi su questo? Ma pensiamo anche ai genitori: quando un bambino è piccolo, la prognosi rimane comunque incerta e si possono fare soltanto ipotesi perché le modalità di espressione e comunicazione sono limitate. Quando, invece, è più grande, in quanto minore, è facilmente influenzabile e con strumenti psicologici completamente insufficienti, ad esempio, per valutare realisticamente il proprio futuro».

Parlare, dunque, di eutanasia in caso di bambini è una questione ancora più delicata e, sostiene Bellieni, «il ruolo di uno Stato dovrebbe essere prevenire, lenire e curare: la strada dell'eutanasia sembra invece una brutta scorciatoia pilatesca».

Prevenzione e assistenza come proposte alternative ma anche nella stessa società belga il dibattito sulla legge è, in realtà, ancora acceso. Il dubbio di spostare l’attenzione dall’interesse del paziente alla comunità che non sa come prendersene cura è legittimo ma, secondo il neonatologo, diventa un autogol evocare l'eutanasia infantile da parte di chi è favorevole all'eutanasia «perché rimangono gli stessi dubbi sulla libertà della decisione e sul dolore insopportabile sollevati anche quando un adulto chiede di morire».

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