Una giornata trascorsa dietro il banchetto
a offrire cioccolatini, arance
o azalee per aiutare la ricerca
sul cancro è molto divertente. Può
sembrare strano, contraddittorio,
ma è così. «Ci sono persone che
vengono determinate per fare un’offerta e
altre a cui bisogna spiegare la nostra attività.
Io ho un approccio sorridente, perché
sono così, solare. E sono convinta che si
possa affrontare a cuor leggero anche un
tema così serio e importante come la ricerca
sul cancro. Perciò quando faccio volontariato
cerco di sorridere», racconta Francesca
Sara Curatola.
Come ha conosciuto l’Airc?
«Quando da Roma mi sono trasferita a
Ferrara, dove faccio l’avvocato, ci sono arrivata
attraverso amici».
Quanto del suo tempo dedica al volontariato?
«Partecipo tutte le volte che mi viene
richiesto, sono presente con il banchetto
delle azalee a maggio, cioccolatini a novembre,
arance a fine gennaio».
L’obiettivo del volontario è finire
quello che ha sul banchetto?
«Sì, certo, è una cosa che dà soddisfazione.
Ma il senso della mia partecipazione
non è questo, è nella gioia che provo
nel rendermi utile. Il volontario ha sempre
qualcosa da dare, ma riceve anche tanto.
I momenti più belli sono quelli in cui
si parla con le persone. Quando spieghiamo
che siamo lì per un fine nobile. Si
spendono tanti soldi per cose superflue,
invece con l’Airc si riceve qualcosa di buono
e di importante e si dà un importante
contributo alla ricerca».
Ci sono momenti difficili?
«C’è chi si avvicina al banchetto con
gli occhi lucidi. Qualcuno piange, chiede
aiuto, oppure vuole raccontare la sua storia.
Ricordo un signore anziano che con le
lacrime agli occhi mi ha dato 20 euro “per
mia moglie, che non c’è più”».
Un messaggio?
«Vieni a fare il volontario, c’è bisogno
di te. Più siamo, più fondi possiamo raccogliere.
Non occorre avere una preparazione
speciale, basta metterci il cuore, il resto
è facile. Tutti possono trascorrere una
giornata ricca di soddisfazione e andare a
dormire stanchi ma contenti».