A Tommaso il Risorto si presenta con i segni della passione e così viene riconosciuto. Per Pascal «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo» e perciò non dobbiamo cessare di vegliare e pregare (il riferimento è al sonno degli apostoli nel Getsemani). Con questo richiamo alle tracce della passione nel Risorto, si vuol dire che la risurrezione del Signore non va intesa come una sorta di colpo di spugna, che ha facilmente eliminato la sofferenza, il dolore, il male che Gesù ha subìto e che continua ad abitare le nostre esistenze. Con la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù le lacerazioni, le ingiustizie, le sofferenze che viviamo nella storia si innestano nella vita divina e ricevono un senso proprio perché vissute nel dolore infinito del Figlio. Se Cristo non fosse risorto il dolore innocente rimarrebbe insensato e sarebbe assurdo. Ma la vittoria sul male che egli ha realizzato, non sarà per noi una facile consolazione (tanto poi risorgeremo), in quanto insieme alla fede in lui siamo chiamati a lavorare perché, per quanto dipende da noi, il male sia sconfitto nella nostra vita quotidiana.