STEFANO Qual è la traduzione esatta
della parola che l’angelo rivolge a
Maria dopo il saluto iniziale, ciò che
nell’Ave Maria è reso con «piena di
grazia» (Lc 1,28)?
Ciò che in italiano è tradotto con
due termini, un aggettivo («piena») e
un complemento di specificazione («di
grazia»), nel greco originale è un unico
termine, ricco di significati teologici,
il participio perfetto al passivo (vocativo
femminile singolare) del verbo
charitóo (“fare grazia”, “gratificare”,
“favorire grandemente”). In particolare,
il tempo “perfetto” in greco esprime
un’azione avvenuta nel passato che
però continua ad avere degli effetti
nel presente; inoltre il passivo sottintende
la persona divina come agente:
se si volesse dare espressione a tutte
queste sfumature, bisognerebbe allungare
troppo la frase: «Ricolmata (nel
passato) e ricolma (ora) di grazia (da
parte di Dio)»; dovendo abbreviare, si
potrebbe optare per «ricolmata di grazia
(divina)». Ciò è spiegato anche dal
successivo v. 30, dove appare la stessa
radice, cháris: «Hai trovato grazia
presso Dio».