Continua la catechesi del Papa sulla celebrazione eucaristica. Questo mercoledì Francesco spiega cosa accade dopo l’atto penitenziale. Parla del Gloria e di come «questo inno antichissimo e venerabile» esprima la gratitudine per l’incontro tra la miseria umana e la misericordia divina.
E subito dopo «il gloria, oppure quando questo non c’è, dopo l’Atto penitenziale, la preghiera prende forma particolare nell’orazione denominata “colletta”». Il Papa spiega che il sacerdote quando esorta a pregare fa , appunto, una colletta delle nostre intenzioni. Per questo è importantissimo il silenzio che ci aiuta «a prendere coscienza di stare alla presenza di Dio e far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa. Il sacerdote dice: “Preghiamo” e poi viene un momento di silenzio e ognuno pensa alle cose che ha bisogno, che vuole chiedere nella preghiera».
Il silenzio, continua il Papa, ha diverse funzioni all’interno della celebrazione: «Durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica».
Per questo è un momento molto importante da valorizzare. Francesco, ricordando che il sacerdote recita la colletta con le braccia allargate come il Cristo in croce, invita tutti i celebranti a «non andare di fretta. Raccomando vivamente ai sacerdoti di osservare questo momento di silenzio, non andare di fretta, preghiamo che si faccia il silenzio. Raccomando questo ai sacerdoti, senza questo silenzio rischiamo di trascurare il raccoglimento dell’anima».
E, infine, ricordando che, «nel Rito Romano le orazioni sono concise ma ricche di significato.
Tornare a meditarne i testi, anche fuori della Messa, può aiutarci ad apprendere come rivolgerci a Dio, cosa chiedere, quali parole usare».