Donato Metallo è il sindaco di Racale, comune di 11mila abitanti in provincia di Lecce, nel Salento. Esponente del Partito democratico, un anno fa è stato rieletto con l’81% di voti. la settimana scorsa ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Interno, contestando la scure voluta da Matteo Salvini contro i venditori ambulanti. «Non manderò – ha scritto su Facebook ottenendo migliaia di condivisioni – i miei vigili a pattugliare le spiagge e a sanzionare i venditori ambulanti, i “vu cumpra’” come li chiama qualche suo Senatore. Non li manderò perché i miei vigili hanno altro da fare, più importante, più giusto».
Sindaco, perché ha deciso di scrivere una lettera al ministro?
«È stata una scelta istintiva dopo l’ennesima misura che, ancora una volta, ha un valore solo di propaganda, che vuole eleggere un bersaglio distogliendo l’attenzione dai veri problemi. Il bando ha finanziato 54 comuni, su 61 che avevano i requisiti, con 2,5 milioni di euro destinati al contrasto dell’abusivismo commerciale. Il Ministero ha parlato di “Piano nazionale spiagge sicure”, ma riguarda un numero esiguo di municipalità rivierasche. Siamo sicuri che la sicurezza ruoti attorno a questo punto?»
Perché dice che i suoi vigili hanno compiti più importanti?
«Sono impegnati a prevenire i reati ambientali, grandi e piccoli, sono sulle strade a fornire aiuto a cittadini e turisti, oppure ad allontanare i parcheggiatori abusivi (quasi sempre italiani ed affiliati alla malavita... però per il ministro non sono un problema); sono intenti a evitare incidenti, a salvare vite umane, a salvare vite umane. Spiegano l’importanza di un casco e accompagnano un ragazzo sano e salvo dai genitori che forse saranno svegliati di notte ma che capiranno ed apprezzeranno».
Per lei queste misure non significano fare la “guerra ai poveri”?
«Sì, perché parte dagli ultimi, punta il dito contro e fa propaganda su di loro. Ad esempio fa differenza tra italiani e immigrati: oltre a varare un piano nazionale per chi vende collanine, allora dovrebbe mandare i vigili a cercare l’imbianchino italiano che lavora in nero. Ma se lo facesse, in tanti obietteremmo che, nel contrastare l’evasione, si parte dagli ultimi. È come attaccare le prostitute e non il protettore. Nei nostri comuni le videoteche chiudono per la concorrenza di Amazon, non per i venditori abusivi sulla spiaggia. A Racale tuteliamo i commercianti: abbiamo abbassato i costi per l’occupazione del suolo pubblico del 90%, per gli esercizi commerciali del centro storico abbiamo ridotto del 70% la tassa della spazzatura (per tutti invariata da 5 anni), abbiamo attratto fondi per l’animazione e per l’inserimento in piattaforme tecnologiche online».
I suoi vigili e concittadini come hanno reagito alla presa di posizione?
«I vigili sono ragazzi che spesso lavorano solo 18/24 ore alla settimana, tra mille difficoltà portano avanti famiglie con figli piccoli da crescere, lavorano per 900 euro di stipendio arrivando da 40 chilometri di distanza. I nostri vigili sono uomini e donne che fanno sacrifici e capiscono il concetto di bisogno e difficoltà. Diversi cittadini mi hanno fermato per la strada chiedendo spiegazioni: è importante spiegare, un amministratore locale deve farlo spesso. Noi tutti conosciamo le difficoltà dell’emigrazione: mio nonno partì per il Venezuela, mio padre alternò Germania e Svizzera. Per questo la guerra fra poveri non appartiene alla nostra comunità, abbiamo sempre diviso il tozzo di pane e versato il vino, messo una sedia di più a tavola».
Non pensa che il compito di un sindaco sia costruire legalità?
«Certo, ma nei nostri territori la legalità non la preserviamo attaccando chi vende un accendino sulla spiaggia. La costruiamo denunciando le tangenti e i grandi evasori, spiegando casa per casa come si fa la raccolta differenziata, portando i bambini alle giornate ecologiche, costruendo parco giochi inclusivi e nuove biblioteche, creando scuole di teatro, garantendo scuole sicure e organizzando – a Racale è aperto anche ad agosto – doposcuola comunali gratuiti. Vuol dire avere un “pensiero lungo”, che vada anche oltre il frangente elettorale e il relativo consenso da incassare, ma che è il giusto modo di fare politica e amministrare un comune. Inoltre, la legalità si costruisce essendo il primo a rispettare le sentenze della magistratura e restituendo i soldi rubati. Lo dico da garantista convinto: è troppo facile spendere milioni di euro pubblici per inseguire chi vende cocco e mandorle tra i bagnanti, ma non restituire, neanche quando lo stabilisce una sentenza della Cassazione, i 49 milioni di euro che senza diritto la Lega Nord ha incassato dalle finanze dello Stato».