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mercoledì 11 settembre 2024
 
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Il sindaco Filippo Mannino a New York, il dramma di Lampedusa approda all'Onu

20/09/2023  «La nostra isola non diventi la Ellis Island dell'Europa», ha detto il primo cittadino richiamando la storia del  punto d'ingresso per gli immigrati che sbarcavano negli Stati Uniti (oltre 12 milioni soltanto tra il 1892 e il 1954).

Una comunità a lutto, stremata e più volte lasciata sola ad affrontare un dramma che riguarda non soltanto l’Italia o l’Europa, ma il mondo intero. Nei giorni in cui il numero dei migranti sbarcati in meno di 48 ore supera quota settemila di fronte a una popolazione di poco più di sei mila abitanti il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino vola a New York per partecipare agli incontri sugli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. «Lampedusa non diventi la Ellis Island europea», ha tuonato dal Palazzo di Vetro pochi istanti prima che la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen mettessero piede sull’isola.

«La migrazione non è una questione di confini – ha aggiunto Mannino all’Onu -  i diritti umani non dipendono dal luogo di nascita. Solo cooperando possiamo raggiungere il nostro obiettivo comune: offrire ai nostri vicini la possibilità di vivere in modo dignitoso. Non possiamo permettere che piccole comunità di frontiera vengano lasciate sole ad affrontare un problema di portata epocale».

Prima di prendere il volo per New York il sindaco di Lampedusa aveva proclamato il lutto cittadino a seguito della morte della piccola neonata di cinque mesi Traore Mama, inghiottita dal mare durante il ribaltamento di uno dei tanti barchini in ferro che arrivano a Lampedusa dalla Tunisia.  Così a Lampedusa giovedì 14 settembre sono state chiuse tutte le attività e la sera dalla chiesa di San Gerlando è partita la fiaccolata a cui ha partecipato un’intera comunità.

I lampedusani hanno dato l’ennesima prova di accoglienza, ma al tempo stesso hanno protestato contro la possibilità di avere nell’isola una tendopoli per ospitare i rifugiati, considerando che l’hotspot di Contrada Imbriacola ha una capienza di soli 600 posti. «Non vogliamo diventare la Lesbo d’Europa», ha invece detto Vito Fiorino dalla sua gelateria O’scia. Vito Fiorino fu l’eroe della strage del 3 ottobre 2013 quando a poche centinaia di metri dall’isola dei Conigli  morirono 368 persone. Vito e gli uomini del suo equipaggio a bordo della Gamar ne salvarono 47. Mentre si avvicina il decennale della tragedia del 3 ottobre un gruppo di migranti bussa alla porta della sua gelateria.. In pochi minuti erano più di 400 e Vito ha offerto il gelato ad ognuno di loro fino all’una di notte. «Facciamo quello che abbiamo sempre fatto, ma siamo stanchi delle passerelle dei politici», dice dalla centrale via Roma Costantino Baratta, un altro  dei pescatori lampedusani che il 3 ottobre del 2013 salvò in mare insieme al suo amico Onder Vecchi atri 18 naufraghi.

Non è la prima volta che Lampedusa è sotto pressione a causa degli sbarchi. Nel 2011 all’inizio della Primavera Araba oltre settemila tunisini arrivarono nell’isola. E anche allora i lampedusani aprirono negozi, ristoranti e le porte di casa. «Non è cambiato nulla», ripetono uniti i lampedusani. E così il sindaco è arrivato fino all’Onu per spiegare che Lampedusa è la porta d’Europa.

 

 

 
 
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