Si legge tutto d’un fiato questa storia vera, Anna che sorride alla pioggia (Sperling & Kupfer), che è poi un romanzo dove si parla di famiglia, amore, padri, madri, figlie e cromosomi in più. La testimonianza di Guido Marangoni, comico e ingegnere e Daniela, la “psicologa preferita”, è leggera e di sostanza al tempo stesso. Mai scontata o banale, è una lezione che dovremmo imparare tutti. Qualunque sia la sfida o la dura prova che la vita ci fa incontrare. E le sfide per Guido, papà della piccola Anna la sua amata terzogenita con sindrome di Down, sono state tante. Tra cui anche quella di scegliere il sorriso della sua bambina per raccontare, ridere e riflettere, dalla pagina Facebook “Buone notizie secondo Anna”, sulla disabilità. Liberandoci dall’imbarazzo per un tema che siamo soliti affrontare, anche ipocritamente, con toni e sguardi ammantati di commiserazione. Questo papà rompe stereotipi e abbatte barriere. Ed è una sfida anche Anna che sorride alla pioggia la sua opera prima dove scrive di sé e della sua famiglia con l’ironia, la leggerezza e la profondità che caratterizza tutto il suo pensare.
«Lo ammetto, pubblicare un libro è sempre stato il sogno nel cassetto che non mi ero mai permesso di concretizzare. Non avevo mai pensato che la storia di Anna, proposta dalle pagine di Facebook con stile leggero, potesse diventare un romanzo. Scrivere è stata una bella e impegnativa avventura. Un’occasione per approfondire il vissuto mio e di mia moglie Daniela dopo l’arrivo di Anna. C’erano cose in sospeso e ci siamo messi a nudo. È stato un momento di confronto e collaborazione anche se nel libro il punto vista è il mio».
Alle sempre più numerose presentazioni del volume, che sta avendo meritato successo, molti i partecipanti e molte gli interventi e le reazioni. Guido ama questi incontri. Soprattutto gli piace parlare, come avviene nelle librerie, con chi non si occupa per forza o direttamente di disabilità. «A Padova mi ha presentato una comica, Marta Zoboli. Non è un genitore e non è coinvolta per altri motivi in questa realtà. L’ho conosciuta nella mia esperienza con Zelig. Ho voluto una persona che fosse agli antipodi del target immaginabile per il mio libro. Mi piace che vengano a galla emozioni che riguardano tutti. Dicono i lettori che è la storia di una famiglia normale da cui traspare molto amore e complicità. Tutte cose che non c’entrano direttamente con la sindrome di Down. Il mio timore era che diventasse un libro di nicchia». Così non è stato.
«Il commento che sto sentendo ripeter più spesso è “ho riso tantissimo e ho pianto tantissimo”. E’ bellissimo. Significa che ho raccontato con “profonda leggerezza” e mi fa davvero piacere. Mi dicono anche che riesco a condividere zone di paura che non è scontato sentire raccontare». E il traguardo che Guido raggiunge con orgoglio è proprio l’aver dato una nuova e più forte dimensione alla sua storia: «Sono riuscito a coinvolgere e incuriosire col mio racconto un pubblico molto più vasto di coloro che per motivi personali o familiari sono interessati al tema e lo vivono sulla loro pelle. Ho intercettato le fragilità di ciascuno di noi. La sindrome di Down e la storia della nostra famiglia, alla fine, diventano un pretesto per affrontare tutte le fragilità».
Con la moglie ha condiviso ogni parola ancora prima di consegnare il manoscritto alla casa editrice ma non è bastata quella sola lettura: «Ora Daniela ha una copia sul comodino. Ogni sera rilegge dei brani e se lo sta gustando. Le mie figlie più grandi, Marta e Francesca, sono più distaccate. Non lo hanno letto ancora per intero ma hanno preteso una copia con dedica tutta per loro». Comunque in casa aleggia una aria di “presa per i fondelli” da parte delle sue donne: «In questo periodo sto avendo molta visibiltà e vengo spesso intervistato… “Fermi sta arrivando lo scrittore”, mi prendono in giro così. Mostrano un misto di disinteresse e timore di ritrovarsi in una storia che sino ad ora apparteneva solo a loro. Francesca che ha 15 anni mi ha spiegato che sentire raccontare così bene della sua vita e scoprire il “dietro le quinte” di cose che aveva appena percepito è un’emozione cui non era abituata».