Che la loro figlia Chiara fosse «di tutti», lo hanno capito «il giorno stesso del funerale. Il 16 giugno 2012, nella parrocchia di Santa Francesca Romana, abbiamo visto centinaia di persone in gran parte a noi sconosciute. È stata una svolta repentina: la storia di quella figlia positiva, simpatica, sempre sorridente, era arrivata già a tanti, che avevano pregato per lei», racconta Roberto Corbella, 72 anni.
A distanza di dieci anni, l’eco iniziale si è moltiplicato a dismisura: «Il libro che racconta la storia di Chiara, Siamo nati e non moriremo mai più (Ed. Porziuncola), continua a vendere copie ed è stato tradotto in una quindicina di lingue, da quanto ci dicono i frati minori di Assisi. E ogni volta che andiamo alla sua tomba al cimitero romano del Verano, dov’è sepolta insieme ai nostri nipoti Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, troviamo sempre qualcuno in preghiera: molti giovani e anche suore, sacerdoti. Di recente abbiamo incontrato una famiglia francese che ha voluto intonare un canto per Chiara. Nella buca delle lettere, sempre tanti messaggi di ringraziamento».
Appesi al cancello d’ingresso, oltre a bavaglini e succhiotti di neonati, i rosari diventano sempre più numerosi, lasciati lì a testimonianza della preghiera mariana che ha accompagnato Chiara nella sua vita e accompagna chi a lei si rivolge per gratitudine e richieste d’intercessione. I messaggi raccolti e conservati dai genitori occupano già diversi faldoni e verranno esaminati durante la causa di beatificazione, aperta a Roma il 21 settembre 2018, esattamente nel decimo anniversario di matrimonio di Chiara ed Enrico Petrillo ad Assisi.
Alla Porziuncola, nel decennale della morte, sarà ricordata in modo particolare domenica 12 giugno con una Messa presieduta alle 15.30 da fra Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati minori. Questo luogo santo e soprattutto la spiritualità francescana sono stati cruciali nel cammino di fede della 28enne romana, morta il 12 giugno 2012 per un carcinoma dopo aver dato alla luce il figlio Francesco il 30 maggio dell’anno precedente. Mentre a giugno 2009 e a giugno 2010 la coppia aveva accompagnato fino alla fine i primi due figli, entrambi vissuti circa mezz’ora dopo il parto perché nati con gravi malformazioni.
Al quinto mese della terza gravidanza, la scoperta del tumore e la decisione di rimandare le cure più invasive dopo la nascita di Francesco, perché le terapie avrebbero compromesso la sua salute, mentre era stata operata alla lingua già durante la gestazione. «Quando torno con la memoria al periodo della malattia di Chiara, mi stupisce ancora oggi per come abbia portato la sua croce con forza, senza farla pesare a nessuno di noi: l’ha sostenuta tutta lei con Gesù, con la sua fede si è appoggiata al Signore. Non si è mai lamentata con nessuno, anche quando aveva dolori forti e si sentiva peggio. Cercava sempre di sdrammatizzare e ridere. Ripensandoci, me ne accorgo sempre di più», ricorda la madre Maria Anselma Ruzziconi, 67 anni, che spesso si rivolge alla figlia chiedendo il suo aiuto nelle difficoltà.
«Anche durante la malattia è rimasta sorridente, pur se affaticata; una volta, dopo una dose di morfina per alleviare le sofferenze, scherzando diceva di vedere i fenicotteri rosa», aggiunge il papà. Questa letizia l’associa al santo di Assisi che, ormai vicino alla morte, non smetteva di lodare e benedire il Signore. Seguendo ad Assisi tanti momenti formativi e facendo la marcia francescana, durante la quale Enrico le chiese di sposarla dopo sei anni di fidanzamento a volte burrascoso, Chiara resta folgorata. Al figlio Francesco, in occasione del suo primo compleanno, scrive in una lettera: «Mi ero innamorata della gioia dei frati e delle suore che vivevano credendo alla Provvidenza e allora ho chiesto anche io al Signore la Grazia di credere a questa Provvidenza. Tu ti chiami Francesco proprio perché San Francesco ci ha cambiato la vita e speriamo possa essere un esempio anche per te». E per i nonni, il nipote rappresenta «la testimonianza più fedele di nostra figlia, una parte di lei».