Terrence Malick all’ombra della Basilica di San Pietro, in Vaticano. Vietate le riprese e le fotografie. Il leggendario regista è venuto a presentare il suo ultimo film Una vita nascosta, in occasione dei sessant’anni della Filmoteca Vaticana. Lo avevamo già incontrato a Cannes, dove Malick, famoso per la sua riservatezza, era comparso a sorpresa alla fine della proiezione ufficiale.
“Il mio Franz è un martire. È stato fedele alla sua anima, ed è diventato una vittima dell’ingiustizia. Non si è piegato davanti alla malvagità, non ha commesso alcun male. E ha fatto la sua scelta, da uomo libero”, ci ha spiegato Malick. Una vita nascosta racconta di Franz Jägerstätter, beatificato il 26 ottobre del 2007 da Benedetto XVI. Era un contadino austriaco, obiettore di coscienza, giustiziato dai nazisti nell’agosto del 1943 per non aver risposto alla chiamata alle armi ed essersi rifiutato di giurare fedeltà al Reich.
“La sua non è stata una scelta contro la vita, ma per la vita. Lo hanno ucciso. E i tedeschi avrebbero voluto che il suo gesto fosse dimenticato. Lo minacciavano dicendogli: tu morirai, la tua famiglia soffrirà, e nessuno saprà niente. Invece non è andata così, e non si è sacrificato da solo. Sua moglie Franziska ha condiviso il suo dolore, fino alla fine. Si sono scambiati delle lettere bellissime mentre lui era prigioniero, vi invito a leggerle. Nel film ne ho inserite alcune”. A interpretare Jägerstätter è August Diehl, ma questa è anche l’ultima apparizione di Bruno Ganz e Michael Nyqvist. Una vita nascosta arriverà nelle sale italiane il 9 aprile del 2020. “Sono venuto a conoscenza di questa vicenda grazie a un amico, in Austria in pochissimi sapevano dell’esistenza di Franz. Lo hanno scoperto negli anni Settanta, molto tempo dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
Adesso Malick si sta concentrando su The Last Planet, un progetto a episodi sulla vita di Gesù. Le riprese si sono svolte anche a Gravina di Puglia e a Matera (dove Mel Gibson aveva girato La passione di Cristo). “Abbiamo appena finito di lavorare in Giordania, nel deserto, e sono molto contento. Ci sono attori mediorientali, una troupe tedesca, i costumi e la scenografia sono stati curati da due italiani, Carlo Poggioli e Stefano Maria Ortolani. Ho voluto unire tanti mondi, creare una realtà multiculturale. Il materiale è tantissimo, come accade da quando si è passati al digitale. Il montaggio sarà molto lungo, ed è la fase che preferisco. Ho meno pressioni, e non bisogna preoccuparsi del sole e della pioggia. Vorrei restare di più a Roma, ma ho un aereo che ci deve riportare a Austin, in Texas. Questa è l’ultima tappa di un lungo viaggio, sono felice di poter essere qui”. Il film non sarà terminato prima di un anno. Gesù sarà Géza Röhrig, mentre Matthias Schoenaerts e Tawfeek Barhom vestiranno i panni di San Pietro e San Giovanni.