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sabato 19 aprile 2025
 
Yara
 

Il teologo: Giusto che i familiari lo difendano ma insistano perché spieghi

30/06/2014  «È comprensibile», spiega Luigi Lorenzetti, «che i familiari dell'accusato assumano un atteggiamento di difesa. Questa, tuttavia, non legittima moralmente una testimonianza deliberatamente falsa. Ma anche se persuasi ddella sua innocenza, possono e devono fare pressione su di lui, perché risponda alle accuse»

Innocente o colpevole? Fino a che non sia provata con certezza la colpevolezza, l’accusato è da ritenersi innocente. È un riconoscimento condiviso, ma  frequentemente trasgredito dai pregiudiziali schieramenti in una direzione (innocentisti) o nell’altra (colpevolisti).    

Per arrivare a una sentenza giusta, è determinante il ruolo dei testimoni. La falsa testimonianza ha conseguenze gravissime: contribuisce alla condanna di un innocente oppure, viceversa, all’assoluzione di un colpevole. Per questo, uno dei dieci comandamenti (Decalogo) ammonisce «Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo» (Esodo 20,16).      

La questione della verità/falsità della testimonianza non è una questione privata o racchiudibile entro le pareti domestiche; è invece una questione sociale, riguarda la giustizia dei rapporti sociali. È comprensibile che i familiari dell’accusato assumano un atteggiamento di difesa. Questa, tuttavia, non legittima ogni comportamento: di  certo non legittima moralmente una testimonianza deliberatamente falsa. È, invece,  moralmente comprensibile che non dicano tutto quello che sanno e si esprimano, di conseguenza, abbastanza reticenti. Tuttavia, sebbene siano persuasi dell’innocenza dell’accusato (padre, figlio, sposo), possono e devono fare pressione su di lui, perché risponda alle accuse e dia loro e agli altri sufficienti spiegazioni.   

La questione della verità/falsità della testimonianza riguarda, oggi più di ieri, i  mezzi d’informazione. Ogni giorno con la stampa, la radio e la televisione, la scena pubblica della vita delle persone diviene quasi un tribunale. La libertà di informazione deve collegarsi alla verità e al rispetto: verità e rispetto stanno insieme, né l’una senza l’altra. Per fare giustizia, nel superamento della vendetta e all’odio, è determinante un’informazione oggettiva e il più oggettivamente possibile.
Inoltre, l’informazione pubblica svolge un ruolo importante nel dare voce alle prese di posizione di persone, singole e associate, che aiutano a vivere le incomprensibili tragedie nel segno della speranza che non esclude nessuno, nemmeno il presunto assassino.                

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