«Non
avrei mai creduto che un segno come quello del digiuno portasse a
tali e tante conseguenze».
A parlare è don Albino Bizzotto, presidente dell'associazione Beati
i costruttori di pace di Padova, che per 14 giorni ha digiunato a
sola acqua per denunciare il consumo di suolo in Veneto e lo sfregio
che subisce l'intero pianeta con scelte come queste.
Su consiglio medico, il digiuno è
stato interrotto, ma non le sue conseguenze. Martedì 3 settembre don
Bizzotto è stato invitato a parlare in Consiglio Regionale: «Ho
esposto le mie ragioni», spiega, «e ho chiesto una moratoria delle
grandi opere in Veneto. Sarà difficile ottenerla, ma intanto mi
hanno ascoltato: c'erano tutti i capigruppo, alcuni consiglieri e il
presidente del Consiglio, Clodovaldo Ruffato».
Nel
suo discorso in Regione, don Albino ha così riassunto
il senso della sua iniziativa:
«Il
mio digiuno è partito alla chetichella il giorno dopo ferragosto, ma
è stato come avessi levato il tappo a una bottiglia. Esiste una
sofferenza diffusa sulle scelte ambientali».
«Perché»,
ha poi domandato il sacerdote ai capigruppo,
«il territorio e il paesaggio non diventano il centro di interesse
collettivo, capace di attirare gli investimenti necessari per mettere
in sicurezza il sistema acqua bene comune, invece di fare le scelte
più impattanti, mettendo a rischio le falde e rubando suolo alle
coltivazioni? Perché non è possibile un piano trasporti integrato
ferrovia-strade a partire dai bisogni della popolazione, che si
sposta sempre più con i mezzi pubblici per necessità? Perché non
consolidare e rendere più efficiente e meglio coordinato
l'esistente?».
Per
concludere: «Vi supplico, se c'è responsabilità umana e
istituzionale verso tutti i cittadini, partiamo dalle persone e non
dalle opere, sia nel sociale che nel politico. Diamo un segnale di
grande discontinuità, venga fatta una moratoria e venga ripreso il
filo di un servizio per il bene comune».
Due onorevoli e l'intera Giunta di Marano Vicentino in digiuno
Non
sappiamo se l'appello di don Bizzotto verrà raccolto dalla Regione
Veneto, sappiamo però che in tanti lo hanno già ascoltato e fra
questi alcuni amministratori pubblici, come la giunta di Marano
Vicentino, che ha intrapreso un digiuno a staffetta cui hanno aderito
tutti, a partire dalla sindaca Piera Moro:
«C'è
la consapevolezza di tutta la giunta
che don Albino si sta caratterizzando come un profeta del nostro
tempo»,
ha spiegato.
«Il
ruolo di un amministratore pubblico è solo tenere la barra di un
comune o anche star attento che ci sia un sistema valoriale? Al
profeta va data voce e noi abbiamo questa responsabilità. La
motivazione parallela è che consideriamo il nostro territorio
comunale come un bene troppo prezioso e uno dei punti principali nel
programma politico è la sua salvaguardia e tutela, per consegnarlo
il più integro possibile alle nuove generazioni».
«In
passato»,
ha detto ancora Piera Moro,
«si
è fatto un uso molto consumistico del territorio. Avevamo cave, poi
trasformate in discariche, sopra la più grande falda acquifera
d'Europa, che dà da bere a 800
mila
persone. E noi abbiamo la responsabilità di quella falda sotto a
discariche con terreno ghiaioso. Abbiamo fatto ricorso al Consiglio
di Stato e dopo un anno non c'è ancora nessuna risposta... È giusto
dar voce a don Albino? Troppo spesso usiamo, profaniamo il
territorio, pensiamo all'oggi e non al futuro. Non ce l'abbiamo con i
privati, ma il nostro pianeta sta già ipotecando il futuro, dobbiamo
cominciare a pensarci o ne saremo responsabili. L'amministrazione
dura solo cinque anni, ma non possiamo far finta che il problema
non
esista».
La
giunta di Marano Vicentino terminerà il digiuno a staffetta l'11
settembre, ma già altri movimenti e associazioni sono pronti a
proseguire. Si sono aggiunti anche due onorevoli, Laura
Puppato
e Daniela
Sbrollini.
Fino a culminare il 28 e 29 settembre, quando in tutta la regione in
molti digiuneranno insieme.