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domenica 26 marzo 2023
 
 

Titanic, da cent'anni nel mito

13/04/2012  Un museo in Irlanda, decine di libri e di film, ricostruzioni e ricordi. La tragedia del Titanic resta un mito della modernità e un grande generatore di racconti.

Era la nave più grande al mondo, la più moderna e lussuosa. Per effettuare la traversata aveva bisogno di 6.000 tonnellate di carbone, i consumi di una piccola città, e i suoi tre motori erano grandi ognuno come una palazzina di tre piani.
Prima del viaggio inaugurale attraverso l'Atlantico fino a New York, il Titanic si fermò per imbarcare passeggeri a Cobh, nel sud dell'Irlanda. Salirono 123 passeggeri, in gran parte emigranti, e ben 1.400 sacchi di posta vennero caricati a bordo. La posta era il vero business dell'epoca, tanto che le navi erano sotto pressione per compiere la traversata nel tempo minore possibile proprio per la consegna della corrispondenza.
Forse aveva fretta il capitano del Titanic, a bordo del quale viaggiava anche l'amministratore delegato della compagnia di navigazione, e per questo non diede retta al messaggio che lo informava del pericolo degli iceberg.

A sua volta una stazione meteo della Carolina del nord, la Hatteras Weather Bureau, ricevette e ignorò il messaggio inviato dal Titanic "Have Struck Iceberg" (Abbiamo colpito un iceberg). L'addetto della stazione meteo tentò di allertare i suoi superiori, ma gli fu detto di “cestinare” il messaggio e di andare a casa a dormire. L'impiegato invece annotò il testo nel suo registro, che è rimasto nascosto per decenni fino a quando alcuni impiegati l'hanno scoperto per caso nel 2005 durante un restauro della stazione meteo.
Fu così che nella notte del 14 aprile, il Titanic urtò contro un iceberg nel Nord Atlantico e rimase così danneggiato da non resistere più di tre ore prima di affondare. 1.500 persone, due terzi dei passeggeri e dell'equipaggio del Titanic, persero la vita perché non vi erano scialuppe di salvataggio sufficienti ad accoglierli tutti.

Per legge ne bastavano 16, perché il numero era determinato dalle dimensioni della nave e non dalle persone a bordo. Ce n'erano a dir la verità 20, la metà esatta di quelle necessarie, e lo scandalo fu che rimasero vuoti 400 posti disponibili...
“Furono fatte delle scelte. Si potevano salvare tutte le donne e i bambini, come è previsto dal diritto della navigazione, e invece non accadde. Non morì nessun bambino di prima e seconda classe, ma quelli di terza classe sì, anche perché iniziarono a essere imbarcati solo dall'ottava scialuppa in poi” spiega lo storico Michal Martin.
Il Titanic era stato progettato bene, c'era posto addirittura per 60 scialuppe di salvataggio, ma si decise di ridurle per non diminuire lo spazio sul ponte che doveva essere ampio e lussuoso, per il passeggio degli ospiti, che pagavano in prima classe l'equivalente di 53.000 euro di oggi per il viaggio, 10 volte più dei passeggeri di terza classe.
Non era quella nave la più avanzata al mondo, né la tragedia navale più grande. Negli stessi anni affondò un'altra nave facendo 2.000 vittime, ma nessuno la ricorda. Perché il Titanic allora ha colpito così l'immaginario? “Merito di Hollywood che produsse un film muto in bianco e nero appena 4 settimane dopo la tragedia. Tra gli attori c'era anche un passeggero del Titanic” commenta Martin.

Gabriele Salari

Aveva 7 anni e viaggiava in prima classe con la famiglia e la bambinaia. Douglas Spedden è il ragazzino che gioca con un cerchio sul ponte del Titanic in una storica foto scattata da un gesuita, padre Francis Browne, riprodotta anche nel film di Cameron. Douglas compare in un libro per bambini, scritto e illustrato dalla madre come regalo, che racconta le avventure dell’orsetto bianco del figlio,Polar, che era con lui a bordo.

Un’ora dopo la collisione, gli Spedden erano nella scialuppa di salvataggio e vengono ricordati per la gentilezza con cui si prendevano cura degli altri. Tre anni dopo, nel Maine, Douglas corse in strada inseguendo la palla e fu travolto e ucciso da un’auto. Nessuno sa cosa accadde all’orsetto Polar. Il libro venne ripubblicato nel 1994 dopo che un familiare lo ritrovò per caso.

G.S.

«Là sotto, da qualche parte, giaceva l’enorme relitto del Titanic ma, per quanto grande fosse, non era che una formichina nell’immensità dell’oceano. Come per incanto, Ballard si ritrovò a immaginare che cosa avesse significato salire su quella nave tanti anni prima. Che emozioni potevano aver provato i passeggeri? Né i ricconi della prima classe, abituati a viaggiare negli agi, né tantomeno i poveracci della terza, diretti a cercare fortuna in America, avevano mai messo piede su un mezzo di trasporto tanto imponente e lussuoso». È un passaggio delle prime pagine di Titanic, un viaggio che non dimenticherete (Piemme).

A cento anni dalla fatale collisione con l’iceberg, Massimo Polidoro torna a raccontare la tragedia del transatlantico attraverso un avvincente e inedito taglio narrativo che dà la parola alle testimonianze dei sopravvissuti. Il racconto corale intreccia le storie di ufficiali e passeggeri, naufraghi e soccorritori, scienziati e avventurieri, il tutto attraverso gli occhi dei protagonisti: di nuovo il viaggio del Titanic, fino al momento dell’impatto, quando la nave si inclina, il panico si diffonde e la sorte decide la distinzione tra sommersi e salvati.

Luciano Scalettari

Tra i sopravvissuti del Titanic un posto particolare lo occupa Douglas Spedden, che aveva 7 anni e viaggiava in prima classe con la famiglia e la bambinaia. Il ragazzino gioca con un cerchio sul ponte del Titanic in una storica foto scattata da un gesuita, padre Francis Browne, riprodotta anche nel film di Cameron.
Douglas compare in un libro per bambini, scritto e illustrato dalla madre come regalo, che racconta le avventure dell'orsetto bianco preferito dal bambino, Polar, che era con lui sul Titanic. Un'ora dopo la collisione, gli Spedden erano già nella scialuppa di salvataggio e vengono ricordati per la gentilezza con cui si prendevano cura degli altri. Dopo la tragedia continuarono a viaggiare più di prima, ma con una visione diversa della fragilità della vita. Purtroppo, tre anni dopo, mentre trascorrevano l'estate nel Maine, Douglas corse in strada inseguendo la palla e fu travolto e ucciso da un'auto. Nessuno sa cosa accadde all'orsetto Polar. Il libro di cui è protagonista venne riedito nel 1994 dopo che un familiare lo ritrovò accidentalmente.

Padre Francis Browne, che morì nel 1960, è stato un grande fotografo e a lui dobbiamo la documentazione più interessante della vita a bordo del Titanic. Fece solo la tratta tra Sothampton e Cobh, ma scattò ben 79 fotografie. Scese nella città irlandese dove lo aspettava lo zio Robert, vescovo di Cloyne, visto che il nipote doveva all'epoca ancora completare i suoi studi.
Purtroppo dimenticato, padre Browne, si vide pubblicate le foto del Titanic in tutto il mondo. Nel 1915 divenne cappellano dell'esercito irlandese e dovette abbandonare la macchina fotografica che riprese al termine della guerra documentando la vita quotidiana della nascente Repubblica irlandese.

C'è anche una suora irlandese tra i sopravvissuti del Titanic. Ellie Mary Mockler è morta a 95 anni nel Massachussetts, negli Stati Uniti, dove insegnava in una scuola e ricordava spesso quel terribile viaggio.
Un libro racconta ora la sua storia. “Mi ricordo in particolare l'impatto con l'iceberg. Tutta la nave tremò, anche se nessuno ci disse cosa stava succedendo. E poi le galline scappavano sul ponte, sembrava di stare sull'Arca di Noè. Poi per fortuna la scialuppa numero 16, l'ultima disponibile, ci prese a bordo, giusto in tempo”.


Gabriele Salari

Sembra incredibile che il porticciolo di Cobh, un delizioso paese di casette colorate, vicino Cork, nel sud dell'Irlanda sia stato quello da cui è partita la nave più grande e lussuosa dell'epoca. A quel tempo, però, Cobh era un hub del traffico transoceanico importantissimo, una sorta di Heatrow dei nostri tempi.


Ogni giovedì una nave partiva da Liverpool per New York ma faceva prima scalo qui per imbarcare i passeggeri e la posta. Per non perdere tempo si veniva traghettati a bordo del Titanic che aspettava al largo e l'ultima fermata era alla stazione ferroviaria per prendere l'ultimo sacco di posta da spedire. L'operazione richiedeva così appena 20 minuti, molto meno dei tempi di imbarco attuali di un aereo.

Lo storico Michael Martin, ideatore di “The Titanic Trail”, accompagna i turisti in speciali tour della memoria: “Mi piace raccontare la storia dei 113 passeggeri di terza classe, come Margaret Rice e i suoi 5 figli, che tornavano in America dopo un breve soggiorno a Cobh. La loro storia rappresenta la più grande tragedia di una famiglia irlandese a bordo. Come molti altri viaggiatori non avevano mai lasciato il loro paese e non erano mai saliti su una nave. Così parteciparono a una messa alle 7 del mattino in Cattedrale, dove tutti andavano a cercare conforto spirituale prima di affrontare il viaggio. All'epoca bisognava osservare un digiuno di 12 ore prima di accostarsi alla Comunione e così c'era giusto il tempo di fare colazione dopo la messa e imbarcarsi”.

Oggi a Cork è facile rivivere quel viaggio perché strade, porto ed edifici della città sono rimasti com'erano un secolo fa. Si vede ancora il molo in legno da cui partirono i battelli per portare i passeggeri a bordo del Titanic, uno per quello di prima e seconda classe e uno per quello di terza. Nell'ufficio della compagnia di navigazione dell'epoca, la White Star Line, è stato allestito un museo “Titanic Experience Cobh” nel quale si viene accompagnati per mano nelle cabine e nei saloni, dove vengono illustrati i momenti dell'impatto, dell'agonia e dell'ultimo sussulto prima del naufragio.
Entrando si riceve il biglietto con il nome e l'età di un passeggero del Titanic imbarcatosi qui e solo alla fine si scopre quale sarebbe stato il nostro destino. Io, Roger Tobin, 22 anni, non ce l'ho fatta. Il porto di Cobh era nel secolo scorso trafficatissimo, in quanto epicentro dell'emigrazione irlandese.
Solo 3 anni dopo il Titanic, poi, un'altra tragedia colpì la città: venne affondato pochi chilometri al largo il transatlantico Lusitania da un siluro sparato da un sommergibile tedesco U20. L'affondamento fornì agli Stati Uniti la scusa per l'intervento nella prima guerra mondiale. La generosità degli abitanti di Cobh, che uscirono subito in mare con le loro barche, fece sì che vennero salvate e ospitate per il tempo necessario 761 persone, ben più dei sopravvissuti del Titanic.

Gabriele Salari

In Groenlandia, dall'Icefjord di Illulisat, sembra si staccò l'iceberg che colpì il Titanic. I turisti oggi si imbarcano in mini crociere per vedere da vicino gli iceberg che si staccano da quello che è considerato “la madre di tutti gli iceberg”
 “Il frastuono che fa quando il ghiaccio sottostante si scioglie e la pressione sottostante dell'acqua lo fa rovesciare l'iceberg è impressionante ed è pericoloso starci troppo vicino in barca” racconta il giornalista Marco Sances, di “Plein Air”.
La rotta del Titanic era quella corretta, più a sud del normale, perché nei mesi tra aprile e giugno il rischio di incontrare gli iceberg aumenta. Pochi passeggeri videro l'iceberg assassino, perché era notte, faceva freddo e quindi era poco invitante stare sul ponte. Le foto del possibile iceberg vennero scattate quindi il giorno dopo e una in particolare sembra quella giusta, perché si vede una linea rossa che potrebbe essere stata quella della collisione.

Dalla tragedia del 1912 gli Stati si sono accordati per un monitoraggio costante degli iceberg nella zona, affidato alla Guardia Costiera americana: quelli più grandi possono misurare anche 75 metri per 200!
 La luna potrebbe aver influito sulle condizioni del mare e sulla presenza di numerosi iceberg, secondo alcuni studi, ma quel che è certo è che era un inverno particolarmente mite e questo contribuì a provocare un inaspettato distacco dei temibili iceberg.

Con il cambiamento climatico se ne forma un numero crescente e si muovono a una velocità superiore al passato. Negli ultimi 10 anni il ghiacciaio Sermeq Kujalleq, che si trova alla base dell'Icefjord di Illulisat, ha raddoppiato la velocità è questa è considerata una dimostrazione dei cambiamenti in atto.
Dal 2004 l'Icefjord è parte del Patrimonio mondiale dell'Umanità dell'Unesco, una delle prime località artiche a essere inserite nella lista. Il ghiacciaio produce un decimo degli iceberg groenlandesi che viaggiano poi verso sud, andando a collocarsi sulla rotta dei transatlantici.

Gabriele Salari

La crociera commemorativa della nave Balmoral, in occasione dei cento anni del Titanic, partita lo scorso fine settimana da Southampton, in Gran Bretagna, per arrivare il 14 aprile sul luogo del naufragio, non è iniziata bene.
Arrivata a Cobh, in Irlanda, in ritardo per il mare molto mosso, dopo essere ripartita e aver percorso 32 chilometri, è dovuta tornare indietro perché un cameraman della Bbc a bordo è stato colto da malore. La Balmoral ha fatto marcia indietro verso l'Irlanda e un elicottero ha trasportato il passeggero a terra. Ripresa la navigazione, si spera che arriverà in tempo sul punto del naufragio dove verrà commemorato il Titanic e alcuni parenti delle vittime che sono a bordo getteranno in mare delle corone di fiori.

L'accoglienza al porto di Cobh da parte degli irlandesi è stata entusiasta, con migliaia di persone accalcate al porto e sulla balconata che porta alla cattedrale, che volevano salutare la nave. Molti passeggeri sono scesi a terra sorridenti e indossando vestiti d'epoca. A bordo si respira davvero l'atmosfera di un secolo fa e anche il menù cerca di essere fedele a quello che consumavano i passeggeri di prima classe del Titanic.
Non è facile soddisfare gli ospiti, che sono di 28 diverse nazionalità. Oggi non ci sono più le divisioni tra classi dell'epoca, quando non era mai consentito ai passeggeri di mescolarsi, mentre il biglietto varia a seconda della cabina scelta e va da 3.000 a 7.000 euro. Molti hanno prenotato il viaggio già con qualche anno di anticipo, pur di ripercorrere la rotta del Titanic un secolo dopo.

Gabriele Salari

Quando venne varato il Titanic a Belfast, nel 1911, era l'orgoglio della città. E 100 anni dopo nello stesso posto è stato appena inaugurato un museo molto cinematografico, da far invidia al colossal in 3D di Cameron, il Titanic Belfast. I tre edifici hanno la forma di una prua, coperti da 3 mila pannelli di alluminio tridimensionali, a ricordare i tre transatlantici costruiti qui: Titanic, Britannic e Olympic.
A New York viene invece esposta parte dell'eredità di uno dei passeggeri più ricchi della nave: John Jacob Astor IV morì a bordo del Titanic per salvare la moglie che era in stato interessante. Astor IV era il proprietario del St Regis, lussuoso hotel che si trova sulla Quinta Strada, vicino a Central Park. Il Saint Regis, nonostante gli anni, resta il simbolo dell'età d'oro degli Stati Uniti e del boom economico. L'hotel ha sponsorizzato il libro “A Survivor's Tale” (Storia di un sopravvissuto) che racconta la storia in prima persona di un passeggero che si è salvato saltando in mare mentre la nave affondava.

Molte celebrazioni sono previste quest'anno e c'è chi è pronto a spendere una fortuna per vedere con i propri occhi il relitto, insabbiato a 3.800 metri di profondità al largo di Terranova (Canada) e scoperto solo nel 1985.
Due anni fa, per la prima volta, è stata ricostruita un'immagine in dettaglio e in modo sistematico, grazie alle scansioni di sofisticate strumentazioni, che mostrano i resti del Titanic dispersi su un'area di quasi 40 chilometri quadrati sul fondo dell'oceano Atlantico. Sono visibili una parte dello scafo lunga diciotto metri e cinque delle enormi caldaie.

Minuscoli batteri, intanto, stanno divorando il relitto. L'ultima spedizione ha rilevato che la fiancata dell'area riservata agli appartamenti del capitano Edward J. Smith è crollata. Presto sarà pericolosissimo organizzare spedizioni tra i resti del Titanic e, se continua così, della nave presto non rimarrà più nulla se non il ricordo.
L'ultima spedizione, quella del minisommergibile Mir, è servita a collocare nella carcassa del Titanic una placca con la seguente frase: “In memoria di coloro che perirono sulla RMS Titanic. Da Harland and Woff e dalla gente di Belfast”. Alle 1.517 targhe di omaggio alle vittime si è voluto aggiungere così l'omaggio dei cantieri navali e della città di Belfast, che quest'anno ha un ruolo importante nelle commemorazioni.


Gabriele Salari

Titanic, un caso chiuso? Non sembrerebbe, a guardare l’abbondante “bibliografia del disastro” uscita in occasione del centenario.
Non la fatalità, ma una catena di errori, omissioni e incurie affondarono l’inaffondabile nave, secondo Donatello Bellomo. In Titanic, l’altra storia (Mursia) lo storico navale cerca di dimostrare che la frenesia tecnologica delle grandi compagnie fu causa del disastro. Insomma, non tutto quadra, come conferma Walter Lord in Titanic. La vera storia (Garzanti). Ma chi costruì la nave? E chi vi salì? Risponde Richard Davenport-Hines nel suo Lo spettro del ghiaccio (Einaudi). Al microcosmo che popolò il presunto gioiello navale è dedicato anche Le luci del Titanic (Piemme) di Hugh Brewster. Sul destino che toccò alcuni dei sopravvissuti ha esercitato la sua fantasia La strada in fondo al mare di Leah Fleming (Newton Compton).

Paolo Perazzolo

Grandi celebrazioni sullo schermo per la ricorrenza. In questi giorni, la Fox rilancia nei cinema Titanic di James Cameron che, oltre a vantare il secondo incasso assoluto (dietro ad Avatar sempre di Cameron), conquistò nel ’98 11 Oscar uguagliando Ben Hur e Il signore degli anelli. Due ragioni per rivederlo? La spettacolarità della versione in 3D e la bravura di Leo Di Caprio e Kate Winslet, allora esclusi ingiustamente dai premi.
In Tv, Canale 5 ripropone il kolossal di Cameron nella notte del 15 aprile. Mentre dal 22 aprile Rai 1 dedica 6 puntate a Il Titanic, saga di Ciaran Donnelly attorno alla nascita del transatlantico. Numerosi gli appuntamenti programmati anche su Sky, canale History HD.

M.T.

Multimedia
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