Giorgio Bocca avrebbe definito Carlo Cottarelli un “antitaliano”. Già dal curriculum, di italiano ha ben poco. Cultura cosmopolita di impronta liberista, studi all’Università di Siena e alla London School of Economics (una dei più prestigiosi atenei del mondo), esperienza lavorativa in Bankitalia, Eni e infine, agli inizi degli anni ’80, l’approdo al Fondo Monetario Internazionale di Washington, dove vive con la famiglia e ha la residenza. In termini politici, lo definiremmo un tecnico, forse un tecnocrate. Enrico Letta, prima di stare sereno, lo aveva nominato commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica. E lui si è applicato con lo stesso zelo di un pasdaran della revisione, al punto di guadagnarsi il nomignolo di Mister Forbici.
Una sforbiciata ai ministeri, una rasoiata alle spese della pubblica amministrazione, una potatina agli enti locali, una scorciatina con sfumatura alta alle municipalizzate. Cottarelli qua, Cottarelli là, ed ecco pronta, là dove aveva fallito il predecessore Enrico Bondi, la spending review del Governo. Pare che il suo piano prevedesse addirittura di risparmiarne 20, di miliardi. Ma Renzi si accontenterebbe di 13. La dimostrazione che Cottarelli è un antitaliano viene dall’ultima proposta fatta in zona Cesarini alla commissione amagrafe tributaria, a Palazzo San Macuto: l’accorpamento dei municipi, perché 8 mila Comuni, francamente sono troppi. Nel Paese dei campanili, ve l’immaginate i sindaci che si mettono d’accordo per accorparsi? Matteo Renzi, che è un politico, di uno sforbiciatore avrebbe fatto volentieri a meno, e infatti lo aveva messo in naftalina, ma ha dovuto richiamarlo per obiettive esigenze di bilancio: deve infatti trovare quei tredici miliardi necessari a mantenere le promesse di diminuire le tasse e il cuneo fiscale.
Cottarelli è in scadenza e non vede l’ora di ritornare in America (si è persino presentato in Commissione anagrafe tributaria con un trolley) ma ha risposto ligio al suo mandato, indicando ad esempio nei costi standard una cosa che si può fare subito. Ma il trattamento di Cottarelli è pronto solo sulla carta perché va a scontrarsi con un guazzabuglio di difficoltà organizzative, gelosie ministeriali, veti incrociati, esigenze di sopravvivenza, di cui difficilmente il povero Renzi verrà a capo. Anche perché il Governo finora ha tagliato solo le stime di crescita.