Poveri pendolari. Negli ultimi cinque anni hanno dovuto subire un taglio del servizio ferroviario regionale del 6,5% e allo stesso tempo subire dei veri salassi sui prezzi dei biglietti, con aumenti a due cifre che arrivano fino al record del 47% stabilito dalle linee piemontesi.È un'Italia a due velocità quella emersa da Pendolaria 2015, il dossier di
Legambiente
che traccia un quadro sulla situazione e sugli scenari del
trasporto ferroviario pendolare.
Mentre sono stati realizzati 740 km per le linee ad alta velocità, sono stati chiusi 1189 chilometri di linee ferroviarie storiche, come la Pescara-Napoli, il tratto al confine Piemonte-Lombardia tra Sesto Calende ed Oleggio, la Piacenza-Cremona e numerose altre linee in Calabria e Puglia. Proprio il divario sempre più marcato tra il Nord dove sfrecciano treni a 300 all'ora e il Sud delle carrette a binario unico è un altro degli elementi messi in evidenza dal rapporto. Basti dire che,
complessivamente, in tutto il Meridione viaggiano meno
treni che nella sola Lombardia.
Eppure i viaggiatori aumentano. Sono due milioni e
842mila - evidenzia Pendolaria 2015 - i passeggeri che ogni
giorno usano il servizio ferroviario regionale con un
aumento del 2,5% rispetto al 2014. In Lombardia sono
arrivati a 703mila (con un +4,9%), crescono anche in Puglia
(+2,8%), mentre diminuiscono in Sardegna (-9,4%) e in Umbria
(-3,3%). Emblematica la situazione in Campania, dove
malgrado i pendolari siano tornati a crescere, siamo
comunque a -130mila al giorno rispetto al 2009, e in
Piemonte, dove dopo la cancellazione di 14 linee, sono
35.000 i viaggiatori al giorno in meno rispetto al 2011. La
ragione di queste differenze - spiega il dossier
di
Legambiente
- è nei tagli al servizio ferroviario regionale con punte del 18,9% in
Basilicata, del 26,4% in Calabria, del 15,1% in Campania e
del 13,8% in Liguria.
«Il trasporto ferroviario, con i problemi che
vivono ogni giorno i pendolari nelle città e nei
collegamenti al Sud, sono una grande questione nazionale, -
sostiene Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di
Legambiente
- è un tema, oltre che ambientale, di dignità e diritto alla
mobilità che riguarda milioni di cittadini». Zanchini chiede
«un immediato cambio delle priorità, per passare dalle
grandi opere a quelle utili e urgenti nelle città e per
migliorare i collegamenti al Sud che sono privi di
finanziamenti. Inoltre mancano le risorse per comprare quei
1.600 treni indispensabili a rilanciare il trasporto
ferroviario regionale».
Trenitalia ha commentato i dati del rapporto sostenendo che i servizi regionali, nel 2015, hanno visto
crescere il numero di viaggiatori (+1,5%) insieme a
puntualità, regolarità e comfort. La puntualità è migliorata
del 3% rispetto al 2014, raggiungendo una percentuale
dell'89,2% di treni arrivati in orario o entro i cinque
minuti. Migliora
anche la regolarità (-36,4% di cancellazioni e -23,1% di
avarie con arresto della corsa), e il gradimento dei clienti
(+2% sul viaggio nel suo complesso) espresso nei sondaggi
demoscopici. Meglio - continua Trenitalia - è andata in
quelle Regioni dove i Contratti di Servizio e la regolarità
nei pagamenti hanno permesso di consegnare treni nuovi e
adattare i collegamenti alle reali esigenze dei cittadini e
del territorio. I passeggeri che ogni giorno utilizzano il
servizio regionale di Trenitalia sono circa 1milione e
600mila su circa 6500 treni. Rappresentano poco più del 50%
dei viaggi fatti su ferrovie locali e circa un 29% dei
viaggi complessivi compiuti ogni giorno su treni e
metropolitane. A oggi Trenitalia ha rinnovato il Contratto
di Servizio in nove Regioni e in due province autonome. Gli
investimenti in nuovi treni hanno l'obiettivo di ridurre
l'età media dei convogli (oggi 21 anni) e garantire una
migliore qualità del servizio.