Incontrare papa Francesco è sempre un’emozione unica. Sa metterti a tuo agio con la sua semplicità, la sua umanità, la sua capacità di ascolto, le sue battute. Sono stato ricevuto in udienza giovedì 3 dicembre insieme con la delegazione guidata da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Ho potuto presentare di persona al Papa la copia di Credere appena sfornata, con l’intervista che egli ci aveva concesso. Mi ha confermato che siamo stati scelti come rivista ufficiale del Giubileo perché siamo degli «specialisti» in materia.
La Chiesa è cattolica
Questo è per noi di Credere un ulteriore incoraggiamento a dare il massimo per aiutare i fedeli a vivere intensamente l’Anno santo straordinario, sia a Roma sia nelle diverse diocesi. «È importante che in ogni diocesi ci sia l’opportunità di vivere il Giubileo, attraversando la Porta santa», ha detto Francesco, «perché Pietro è a Roma, ma la Chiesa è cattolica», cioè è universale.
Nel gruppo ricevuto dal Papa non ero però la persona più importante. Oltre a monsignor Fisichella, c’erano il superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro, e il superiore provinciale don Eustacchio Imperato. Insieme a loro era presente al completo la Direzione generale dell’apostolato paolino: don Rosario Uccellatore, don Sante Sabatucci, don Giuseppe Musardo; c’erano poi il direttore editoriale don Simone Bruno, il direttore dell’area libri Pino Occhipinti, il responsabile del settore audio don Giulio Neroni. Non ultimi, erano presenti l’artista padre Marko Ivan Rupnik e don Alessandro Amapani, parroco ed esperto di liturgia e spiritualità.
Lo scopo fondamentale dell’udienza era presentare al Santo Padre l’Evangeliario della misericordia, curato dalle Edizioni San Paolo e illustrato proprio con i mosaici di padre Rupnik. Anzi, in copertina ci sono due veri mosaici prodotti artigianalmente dall’Atelier del Centro Aletti di cui Rupnik è fondatore e responsabile. È stato lui stesso a spiegare a un papa Francesco concentrato e attento, ma anche ammirato, il significato delle due immagini. Nella prima di copertina è raffigurato Cristo in croce, rivestito però degli abiti sacerdotali e con gli occhi aperti. Ecco la spiegazione di padre Rupnik, gesuita come Francesco: «Ho scelto Cristo sacerdote e crocifisso perché, ascoltando il suo magistero, santità, mi sembra che la misericordia sia legata al sacerdozio di Cristo. Nella lettera agli Ebrei, infatti, viene detto che Cristo, il nuovo sommo sacerdote, è misericordioso perché è stato provato in tutto insieme al popolo. È in nome di questa solidarietà con l’umanità che egli è il sacerdote misericordioso. Il Crocifisso ha poi gli occhi aperti perché il Cristo è vero uomo e vero Dio. E le sue braccia aperte indicano l’accoglienza verso tutti».
La pecorella smarrita
Sul retro della copertina è raffigurato, sempre in forma di mosaico, il logo del Giubileo, con il buon pastore che si carica sulle spalle la pecorella smarrita, che in realtà è l’uomo che Cristo ha redento dalla morte. L’ispirazione viene da una meditazione di sant’Efrem siro. Ha spiegato ancora padre Rupnik: «Cristo ha imparato, come dice sant’Atanasio, a vivere da uomo per 33 anni. Per questo nel mosaico gli occhi di Cristo e dell’uomo si confondono e si uniscono: Cristo ha imparato a vedere con gli occhi dell’uomo perché l’uomo possa vedere con gli occhi di Dio». In altre parole, ha concluso, «in Cristo Dio ha imparato a vivere da uomo, affinché noi possiamo imparare a vivere secondo Dio». Davanti a tanta bellezza gli occhi di papa Francesco brillavano come quelli di un bambino, e un sorriso gli incorniciava il volto. Soprattutto riflettendo sugli occhi di Cristo e dell’uomo che si uniscono: «Questo dice qualcosa di profondo sul Mistero», ha detto.
Il Vangelo del Concilio
I due mosaici sulla copertina dell’Evangeliario non sono fotografie e riproduzioni, ma vere opere d’arte, realizzate con pietruzze che arrivano a essere più piccole di un terzo di millimetro. C’è anche una curiosità che aggiunge ulteriore valore all’Evangeliario: è stato usato l’8 dicembre per l’apertura della Porta santa in San Pietro, ma in ogni celebrazione nella basilica sarà collocato su un tronetto davanti all’altare della Cattedra. È lo stesso tronetto su cui veniva messo il Vangelo durante i lavori del concilio Vaticano II, che si concludeva proprio il 7 dicembre di 50 anni fa.
L’incontro con papa Francesco, amichevole, informale, semplice, mi ha toccato profondamente. Ringrazio il Signore per aver sperimentato in questa occasione speciale un aspetto della misericordia al centro del Giubileo: un’esperienza di comunione che parte da Dio e ci unisce come fratelli nella fede, al di là dei ruoli. Una fede che prima di essere dottrina è vita vissuta, e prima di essere analisi teologica si manifesta nelle immagini e nei simboli. È il linguaggio usato da Gesù nelle parabole e negli incontri con ogni categoria di persona, partendo dai poveri, dagli ammalati, dai peccatori. Non a caso le immagini all’interno dell’Evangeliario ripercorrono i momenti più importanti della vita di Gesù rileggendoli alla luce della misericordia, che davvero è il cuore del Vangelo.