Il Vaticano, con l’approvazione del Papa in persona, boccia una formula alternativa di battesimo utilizzata in alcune parrocchie per sottolineare, erroneamente, «il valore comunitario del Battesimo».
Mentre la formula tradizionale, pronunciata dal sacerdote, è «Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», alcuni hanno adottato la formula innovativa è «A nome del papà e della mamma, del padrino e della madrina, dei nonni, dei familiari, degli amici, a nome della comunità noi ti battezziamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» per esprimere, nota l'ex Santo Uffizio in una «nota dottrinale» pubblicata oggi dalla Santa Sede, «la partecipazione della famiglia e dei presenti e per evitare l’idea della concentrazione di un potere sacrale nel sacerdote a discapito dei genitori e della comunità, che la formula presente nel Rituale Romano veicolerebbe».
«Riaffiora qui, con discutibili motivazioni di ordine pastorale, un’antica tentazione di sostituire la formula consegnata dalla Tradizione con altri testi giudicati più idonei», scrive la congregazione vaticana responsabile dell'ortodossia cattolica.
La motivazione pastorale, inoltre, «maschera, anche inconsapevolmente, una deriva soggettivistica e una volontà manipolatrice», sottolinea la congregazione in una nota, precisando inoltre che «un’attenta analisi del Rito del Battesimo dei Bambini mostra che nella celebrazione i genitori, i padrini e l’intera comunità sono chiamati a svolgere un ruolo attivo, un vero e proprio ufficio liturgico».
La congregazione guidata dal cardinale gesuita spagnolo Luis Ladaria sottolinea che nel corso dei secoli la Chiesa ha «custodito con cura la forma celebrativa dei Sacramenti, soprattutto in quegli elementi che la Scrittura attesta e che permettono di riconoscere con assoluta evidenza il gesto di Cristo nell’azione rituale della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha inoltre stabilito che nessuno “anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica”. Modificare di propria iniziativa la forma celebrativa di un Sacramento non costituisce un semplice abuso liturgico, come trasgressione di una norma positiva, ma un vulnus inferto a un tempo alla comunione ecclesiale e alla riconoscibilità dell’azione di Cristo, che nei casi più gravi rende invalido il Sacramento stesso, perché la natura dell’azione ministeriale esige di trasmettere con fedeltà quello che si è ricevuto».
Per quanto riguarda, più specificamente, il battesimo, «il ministro - spiega la Dottrina della fede - non solo non ha l’autorità di disporre a suo piacimento della formula sacramentale, per i motivi di natura cristologica ed ecclesiologica sopra esposti, ma non può nemmeno dichiarare di agire a nome dei genitori, dei padrini, dei familiari o degli amici, e nemmeno a nome della stessa assemblea radunata per la celebrazione, perché il ministro agisce in quanto segno-presenza dell’azione stessa di Cristo che si compie nel gesto rituale della Chiesa. Quando il ministro dice 'Io ti battezzo...” non parla come un funzionario che svolge un ruolo affidatogli, ma opera ministerialmente come segno-presenza di Cristo, che agisce nel suo Corpo, donando la sua grazia e rendendo quella concreta assemblea liturgica manifestazione “della genuina natura della vera Chiesa”, in quanto “le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è sacramento di unità, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi”».
La nota dottrinale vaticana aggiunge una sottolineatura che riguarda la figura del celebrante il battesimo: "Alterare la formula sacramentale significa - si legge - non comprendere la natura stessa del ministero ecclesiale, che è sempre servizio a Dio e al suo popolo e non esercizio di un potere che giunge alla manipolazione di ciò che è stato affidato alla Chiesa con un atto che appartiene alla Tradizione. In ogni ministro del Battesimo deve essere quindi radicata non solo la consapevolezza di dover agire nella comunione ecclesiale, ma anche la stessa convinzione che sant’Agostino attribuisce al Precursore, il quale “apprese che ci sarebbe stata in Cristo una proprietà tale per cui, malgrado la moltitudine dei ministri, santi o peccatori, che avrebbero battezzato, la santità del Battesimo non era da attribuirsi se non a colui sopra il quale discese la colomba, e del quale fu detto: ‘È lui quello che battezza nello Spirito Santo’. Quindi, commenta Agostino: ‘Battezzi pure Pietro, è Cristo che battezza; battezzi Paolo, è Cristo che battezza; e battezzi anche Giuda, è Cristo che battezza’”».
Da qui la conclusione netta: la formulazione alternativa rende invalido il battesimo e «coloro per i quali è stato celebrato il Battesimo con la suddetta formula devono essere battezzati in forma assoluta». Decisione approvata, sottolinea la nota, da Papa Francesco in persona. La nota, pubblicata oggi, è significativamente datata 24 giugno 2020, Solennità della Natività di san Giovanni Battista.