Caro direttore, dopo la visita di papa Francesco sulle tombe di don Lorenzo Milani e di don Primo Mazzolari, Famiglia Cristiana fa questo titolo: “Erano preti scomodi”. Così però si ammette che dall’altra parte ci sono uno stuolo di preti comodi, cioè che alla domenica mattina commentando il Vangelo sono capaci di accontentare tutti senza dire niente di particolare, senza scuotere le coscienze. Oggi, poi, i nostri parroci sono costretti a gestire una pluralità di chiese,devono correre a dire decine di Messe, funerali e comunioni, diventando quindi dispensatori di sacramenti, funzionari di Dio, pastori di un gregge che non conoscono più e che quindi non possono amare.
Quando don Milani fu esiliato a Barbiana, con quelle poche decine di famiglie che il Signore gli aveva affidato condivise tutto, gioie e dolori, perché, come scrisse nelle sue lettere, non è vero che si possono amare tutti i poveri della Terra, ma solo quelli che si conoscono e con cui si entra in contatto e di cui si sentono le sofferenze.
Papa Francesco ha auspicato una Chiesa povera più vicina ai poveri, meno clericale. Per fare questo, e per far tornare i nostri preti meno burocrati ma più pastori, la strada è una sola: aprire la Chiesa, per consentire a tutti, donne e uomini, sposati e non sposati di mettersi al servizio di Dio con una vocazione vera, non storpiata da regole medioevali.
Per quanto riguarda il futuro di questi profeti, bene ha fatto papa Francesco a pregare sulle loro tombe e a chiedere perdono per le ingiustizie commesse dalla Chiesa. Spero che adesso la Chiesa non li faccia diventare santi: significherebbe imbalsamare le loro parole, o peggio ancora metterci il silenziatore. Don Milani e don Mazzolari erano solo due preti normali, fedeli al Vangelo e agli ultimi. Speriamo che adesso tutti i preti sentano sulla propria pelle il dolore di questo mondo, prima che qualcuno decida di sparare su quei barconi stracarichi di immigranti, che arrivano sulle nostre coste in cerca di una terra promessa che non c’è più. Dobbiamo deciderci una volta per tutte se vogliamo rimanere atei o diventare credenti di un Vangelo, questo sì,tremendamente scomodo.
EMILIO VANONI - Induno Olona
Ho dovuto lasciare solo gli elementi essenziali della tua riflessione, caro Emilio, per poterla comunque condividere con gli altri lettori. Don Milani e don Mazzolari sono stati preti scomodi perché hanno incarnato fino in fondo il Vangelo amando gli ultimi. Ci hanno ricordato che il Vangelo stesso è “scomodo”, ci interpella, ci chiama a deciderci per Cristo e per l’amore. Noi preti facciamo quello che possiamo, nella nostra povertà, per far trasparire il Vangelo nella nostra vita. Ma, in fondo, tutti noi, preti e popolo cristiano, siamo davvero normali, siamo cioè ciò che dobbiamo essere, quando siamo scomodi. Quando in un mondo chiuso nel suo egoismo e individualismo, siamo capaci di amare, perdonare, accogliere.