Un lavoratore straniero in un cantiere (Ansa).
Il convegno intitolato "I migranti e il cibo", organizzato all'Expo da Caritas Ambrosiana, Fondazione Migrantes e Ufficio Immigrazione della Caritas italiana, è stato anche l'occasione per presentare l'annuale Rapporto (il XXIV°) sull'immigrazione di Caritas e Migrantes.
Si tratta come sempre di uno dei documenti fondamentali per chi voglia davvero analizzare la situazione, al netto delle polemiche inutili e della demagogia che fin troppo spesso circondano un tema così importante e impegnativo per il nostro Paese. Il Rapporto si sforza in primo luogo di porre quanto avviene in Italia nel contesto internazionale. Nel 2013 le persone che avevano lasciato il Paese d'origine (i migranti, appunto) erano il 3,2% dell'intera popolazione mondiale. In tutto il mondo, 11 soli Paesi si dividono il 54% di tutti i migranti: sono, nell'ordine Usa, Russia, Germania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Francia, Canada, Australia, Spagna e Italia.
L'Europa (non l'Unione Europea) raccoglie il 31,3% dei migranti internazionali. Nella Ue, invece, vivono circa 35 milioni di stranieri, pari all'8,4% della popolazione totale (anno 2013). I Paesi della Ue con il maggior numero di immigrati sono Lussemburgo (44% della popolazione), Svizzera (23,2%) e Cipro (19,6%).
L'Italia (dati inizio 2014) è leggermente sotto la media europea, con gli stranieri che rappresentano l'8,1% della popolazione totale. Poco meno di 5 milioni di persone che sono per il 53,7% donne. I gruppi più rappresentati in Italia sono i rumeni (22% di tutti gli stranieri residenti), gli albanesi (10,1%), i marocchini (9,2%) e i cinesi (5,2%).
Quanto all'occupazione, gli immigrati risultano rappresentati soprattutto nei lavori meno qualificati: servizi alla persona (39,8% degli stranieri occupati), alberghi e ristoranti (19,2%), costruzioni (18%). Il saldo economico è comunque a loro favore, perché pur essendo l'8,1% della popolazione nel 2014 hanno prodotto l'8,3% della ricchezza nazionale, per un valore pari a 123 miliardi di euro.