Immigrazione. Attenti alle fakenews. Ci vogliono piuttosto soluzioni concrete, come quelle di cui si e’ parlato a “Strade di Pace”, l’incontro interreligioso di Munster e Osnabruck, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio con centinaia di leader cristiani, ebrei, musulmani e delle religioni asiatiche, oltre a personalità della cultura e della politica. Il metodo? Quello indicato da papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti: «Il primo passo è saper ascoltare il dolore dell’altro, farlo proprio, senza lasciarlo cadere e senza abituarvisi: mai al male bisogna abituarsi, mai adesso bisogna essere indifferenti».
E così il messicano padre Alejandro Solalinde ha portato le testimonianze dei centramericani che rincorrono l’American Dream, la fondatrice del Moas Regina Catrambone dei migranti salvati nel Mediterraneo, Al-Haj U Aye Lwin le voci dei musulmani rohingya scappati dalla Birmania al Bangladesh e i tanti vescovi delle Chiese orientali il grido disperato del Medio Oriente in fiamme.
Quanto all’Europa, occorre sfatare le false narrazioni. Lo dice il capo gabinetto del Ministero dell’Interno Mario Morcone: «Superare le fakenews: in Europa non c’è nessuna invasione». Nel 2015 gli ingressi in Europa attraverso il mare hanno superato il milione (1.015.0789), nel 2016 sono scesi a 362.753 e al 31 agosto di quest’anno – prima che entrassero in vigore gli accordi con la Libia – siamo arrivati a 123.950, un numero inferiore ai 220mila rifugiati rohingya che hanno passato la frontiera in soli 6 giorni, dal 4 al 10 settembre.
Piuttosto i dati svelano, per il prefetto Morcone, «l’ipocrisia con cui il tema è affrontato a livello europeo: hanno tenuto alti i valori di solidarietà verso Italia e Grecia solo Germania, Olanda e Svezia», con dati “decenti” di profughi trasferiti attraverso la relocation. Secondo l’accordo Ue dell’estate 2015, 160mila profughi avrebbero dovuto essere ricollocati dai due paesi verso altri Stati entro settembre 2017: ad oggi ne sono state trasferiti poco meno di 28 mila.
«Gesù era un migrante», ricorda il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. A Munster si è ripetuto come l’accoglienza dei migranti unisca le religioni e le diverse confessioni cristiane. Un esempio di questa alleanza ecumenica sono i corridoi umanitari, il progetto-pilota italiano elogiato da Angela Merkel durante l’inaugurazione del meeting internazionale. La Cancelliera, a pochi mesi dalle elezioni in Germania, ha detto: «Dobbiamo togliere le persone dalle mani dei trafficanti, ma per combattere l’immigrazione illegale serve fornire vie legali di accesso all’Europa». E ha aggiunto: «Dobbiamo anche occuparci delle persone che sono in Libia, a volte in condizioni catastrofiche”, alludendo a una possibile collaborazione con l’Unhcr e l’Oim per “evacuarne alcuni e ricollocarli in Europa».
Dal febbraio 2016 con i corridoi umanitari, realizzati da Sant’Egidio insieme ai valdesi e alle Chiese evangeliche italiane con i Ministeri dell’Interno e degli Esteri, sono giunti in Italia circa 900 siriani provenienti dal Libano, in modo sicuro e organizzato, con voli di linea anziché i barconi della morte. Il prossimo ottobre, invece, arriverà il primo gruppo dei 500 profughi del Corno d’Africa, grazie alla Comunità, la Cei e il Governo. Si tratta di un progetto made in Italy che è stato esportato anche in Francia: riproponendo l’alleanza tra protestanti, Secours Catolique e Sant’Egidio, sono già arrivati i primi siriani dei 500 previsti dall’accordo firmato con il Governo di Parigi. Trattative avanzate sono in corso con Belgio, Andorra, Principato di Monaco, Spagna e altri Paesi.
Proprio dai corridoi umanitari, che pianificano l’accoglienza e quindi la futura integrazione prima dell’arrivo dei profughi, nasce la proposta dello sponsorship, già applicato in Canada. Lo illustra Daniela Pompei: «È una forma di ingresso legale su larga scala, programmato e con criteri predefiniti, che prevede il coinvolgimento attivo della società civile nelle sue varie forme: associazioni, parenti o amici si fanno carico per il primo anno dell’accoglienza di un nucleo familiare, di singoli rifugiati o di migranti economici». Per la responsabile integrazione di Sant’Egidio «eviteremmo così il traffico di esseri umani, i viaggi pericolosi, i mega centri, una gestione a posteriori e tardiva quando le persone sono arrivate sul nostro territorio». Al contrario garantirebbero «un’accoglienza diffusa, con un impatto sociale minore, con prospettive lavorative e di inserimento più facili». Si potrebbe determinare ogni anno il numero d’ingressi: occorrerebbe dunque reintrodurre il meccanismo dei flussi, che da anni l’Italia non applica più.