Aumentano gli immigrati cinesi, lentamente si procede nell'emersione del lavoro nero, gli sbarchi di profughi raddoppiano ma le domande di protezione internazionale continuano a diminuire e 1 rifugiato su 3 desidera lasciare l'Italia. Questi in sintesi i dati più importanti emersi dal lavoro di Fondazione ISMU - Istituto per lo studio della multietnicità, che ha elaborato i dati del ministero dell'Interno sui primi sette mesi del 2013.
Tra i collettivi che hanno registrato la maggiore crescita in Italia nel periodo in questione, primeggiano come detto i cinesi (12 mila unità, +3,9%), seguiti da marocchini (8 mila unità in più, +1,5%), bangladeshi (+6,6%) e ucraini (+3,2%). I gruppi più numerosi in Italia restano sempre i marocchini (527 mila) e gli albanesi (507 mila): questi ultimi si confermano il gruppo più radicato sul territorio italiano, con il 45% dei permessi di soggiorno a tempo indeterminato sul totale dei permessi in vigore.
Si registrano novità significative sul fronte dell'emersione del lavoro nero. Tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2012 sono state presentate in Italia 135 mila domande di regolarizzazione, che secondo i calcoli della Fondazione ISMU corrispondevano a circa due quinti degli stranieri senza permesso di soggiorno nel nostro Paese.
Al 27 settembre 2013, solo il 45,6% delle domande presentate sono state esaminate o hanno comunque ricevuto un riscontro, positivo o negativo. Di queste, in realtà, la quasi totalità è stata accolta (56 mila pari al 91,5%), mentre solo 3 mila pratiche (4,3%) sono state chiuse con esito negativo allo sportello e all'Ufficio provinciale competente Dpl (poco più di mille, pari al 2,2%); l'1,4% è stato invece rigettato dalla Questura.
Nei primi quattro mesi del 2013 è quasi raddoppiato il numero degli sbarchi - nella stragrande maggioranza avvenuti in Sicilia - rispetto allo stesso periodo dell'anno precendente: 3.400 a fronte di 1800. Se nell'intero 2013 si dovessero registrare trend analoghi, il numero totale oltrepasserrebbe quota 24 mila, ben al di sopra del 2012 (13 mila) ma ben al di sotto del 2011 (63 mila), anno in cui ebbero luogo le Primavere arabe in Nordafrica.
I profughi nel primo quadrimestre 2013 sono stati principalmente somali, seguiti da egiziani e pachistani, mentre è aumentato il numero dei siriani. Da segnalare che gli afghani sono diminuiti considerevolmente ( -70%) anche se è tra di loro che si registra il numero maggiore di minorenni (38%). Le quote massime di donne, invece, sono tra i somali (16%) ed eritrei (13%).
Secondo il ministero dell'Interno, dall'agosto 2012 al luglio 2013 l'Italia ha esaminato poco più di 11 mila domande di protezione internazionale, circa un terzo delle domande esaminate nell'analogo periodo precedente (34 mila), confermando un trend già individuato nel 2012 dall'EASO (European Asylum Support Office). Il nostro Paese, secondo questo studio, nel 2012 si collocava al primo posto nell'Unione europea per riduzione relativa delle domande rispetto all'anno passato: una diminuzione pari al 49% a fronte di una media europea di +11%.
Il discorso è però molto diverso per quanto riguarda il merito delle domande, cioè l'accoglimento o il rifiuto delle domande di protezione: lo statuts di rifugiato (valido 5 anni) è stato riconosciuto al 14% dei richiedenti, quello di titolare di protezione sussidiaria (valido 3 anni) a un ulteriore 25% e quello di protezione umanitaria (valido un anno) a una quota del 25%. Solo il 35% delle domande ha avuto esito negativo.
Sempre secondo l'EASO, l'Italia si è collocata quindi, nel 2012, ai vertici in Europa per accoglimento delle "prime domande" di protezione, preceduta solo da Malta, con una percentuale più che doppia rispetto alla media europea (28%). Tra i collettivi che hanno ottenuto più riconoscimenti d'asilo i siriani (79%), iraniani (46%), somali (41%) e afghani (39%).
Infine un dato particolarmente significativo, anche perché relativo alla Lombardia "locomotiva del Paese": al 1° luglio 2012, l'11,4% degli immigrati stranieri ultraquattordicenni in Regione ha espresso la volontà di lasciare l'Italia nel giro di un anno. La quota sale fino del 30-40% tra gli irregolari e a circa un terzo dei titolari di protezione internazionale. Tra chi ha intenzione di lasciare il nostro Paese, il 56,2% è orientato a tornare in patria anziché proseguire in un Paese terzo mentre, ovviamente, il 74,2% di chi ha un permesso di soggiorno per asilo politico preferisce andare all'estero.
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.ismu.org