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venerdì 25 aprile 2025
 
MEDITERRANEO
 

Sbarchi, dall'Europa e dall'Onu solo spiccioli e pacche sulla spalla

27/04/2015  Al di là delle dichiarazioni di intenti per fermare le tragedie del Mediterraneo il premier Renzi ha ottenuto ben poco. I leader si sono limitati a staccare un assegno per aumentare i fondi di Triton. Ma per fermare le stragi occorreva ben altro. La debolezza dell'azione diplomatica di Lady Pesc.

(Nella foto: l'alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini sul ponte della nave San Giusto, foto Ufficio Stampa Palazzo Chigi-Tiberio Barchielli)

Con la consueta frenesia mediatica, Matteo Renzi ha spostato i riflettori sull'approvazione dell’Italicum, ma a tre giorni dal vertice straordinario di Bruxelles e soprattutto poche ore dopo l’incontro con Ban Ki-moon, con il viaggio lampo sulla nave San Giusto (utile forse per l'immagine di dinamismo, per mostrare il lavoro encomiabile della nostra Marina e per strappare qualche altra dichiarazione di intenti, ma non per far cambiare idea al segretario generale dell'Onu sulle soluzioni da adottare sul campo),  vale la pena di fare un bilancio su cosa effettivamente il Governo italiano (non) ha portato a casa, dopo l’ecatombe dei migranti del Mediterraneo e gli annunci governativi della scorsa settimana. Il premier italiano aveva definito la convocazione di un summit internazionale convocato d'urgenza “un successo dell’Europa”. Ma se si prova ad effettuare un primo “fact-checking”, allora scopriamo che la volonterosa azione diplomatica intrapresa dall’Italia (per la quale Renzi si è persino sforzato di mostrare soddisfazione) è stata poco più di un flop. In pratica l’Unione, impietosita dalla strage, si è limitata a staccare un assegno, triplicando i fondi alla missione di salvaguardia delle coste denominata Triton, e a qualche metaforica pacca sulla spalla, offrendo (ma non è detto che alle parole seguano i fatti) qualche elicottero e qualche nave in più. Nient’altro. Molti giornali parlano dell'appoggio dell'Onu alla "leadership compassionevole" di Renzi, come l'ha definita Ban Ki-moon, ma finora non si vedono risultati concreti, non si scorge il "forte sostegno politico internazionale". Il premier annuncia trionfante che ora c'è maggiore consapevolezza da parte della comunità internazionale. Il mondo insomma ha capito "che si tratta di un dramma globale e non di una questione che riguarda il Paese". Ma, come è noto, la consapevolezza - che peraltro a parole è già stata proclamata tante vole -  non è sufficiente per impedire le tragedie dei barconi. C'è persino il rischio che troppe dichiarazioni di intenti finiscano per divenire un alibi per chiudere la pratica a livello internazionale. No, l'Onu deve fare di più. Le vite non si salvano con la consapevolezza. Per non parlare dell'Unione europea, completamente refrattaria nel concreto a ogni logica di condivisione del nostro problema. 


Nonostante i generosi e lodevoli sforzi del premier, dei numerosi punti in agenda dell’Italia per mettere fine a uno dei principali drammi dell'umanità finora non c’è traccia. Dell' accoglienza dei profughi da parte degli altri Paesi dell’Unione non se ne parla. David Cameron, che ha promesso graziosamente una nave della Royal Navy, incalzato dal populista xenofobo Nigel Farage alle elezioni di maggio, ha detto chiaro e tondo che non accoglierà un solo profugo. E altrettanto hanno fatto, anche se con parole più gentili e comprensive, gli altri membri dell’Unione, da Hollande alla Merkel. Eppure l’Italia sperava che a Bruxelles fosse almeno abbozzata la discussione su una deroga alla convenzione di Dublino che obbliga i rifugiati a chiedere asilo nel Paese in cui arrivano, che molto spesso è l’Italia o i Paesi del sud Europa. Ma su questo punto anche Merkel è stata chiarissima: "Siamo pronti a sostenere l'Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta in modo adeguato secondo le regole Ue".

E allora quali risultati? Il pattugliamento nel Canale di Sicilia costerà d’ora in poi 9 milioni al mese e non più solo tre. Nove milioni è poco meno del costo di Mare Nostrum, la missione di soccorso della Marina Italiana che ha tratto in salvo 170 mila profughi e di cui quasi ci vergogniamo, anziché andarne fieri. Ma Mare Nostrum aveva “regole di ingaggio” che gli permettevano di soccorrere i barconi dei disperati anche sotto le coste libiche, mentre Triton è semplicemente una missione di pattugliamento delle nostre coste che in caso di naufragio interviene, come impone la legge del mare per ogni natante. Ma se il naufragio è a 60, 70 o ottanta miglia da Lampedusa, come è avvenuto, non si fa in tempo a soccorrere i naufraghi. Inoltre le navi non dispongono di unità di crisi e attrezzature sanitarie montate sui ponti, perché le navi anfibie, come la San Marco, sono state dirottate su altri mari. La Germania potrebbe inviare due fregate nel giro di cinque giorni, il Belgio offrirebbe una nave e supporto satellitare e l'Irlanda una nave equipaggiata, la Gran Bretagna, oltre all’imbarcazione della Royal Navy, altri due mezzi navali per il pattugliamento e tre elicotteri. Ma le regole rimarranno le stesse. Ma i verbi sono sempre al condizionale. E poi cambierebbe poco.


C’era poi l’altra operazione complicata: mettere in piedi una missione di Politica europea di sicurezza e difesa comune (Pesd) sulla Libia. Quella che dovrebbe colpire il traffico degli esseri umani, gli “scafisti-schiavisti” come li chiama Renzi, il loro racket, affondando le imbarcazioni prima che salpino come è stato sbandierato tra squilli di tromba. A parte la follia di bombardare i barconi con navi o aerei, cosa assolutamente non fattibile a meno di non provocare massacri (i trafficanti li riempirebbero di scudi umani) si era pensato a qualche operazione dei servizi segreti o di corpi speciali. Nulla di fatto anche in questo caso. Si è solo deciso di affidare a Lady Pesc, vale a dire all’Alto Rappresentante della Poltica estera europea Federica Mogherini, la cui efficacia nell’azione diplomatica finora ha rasentato lo zero, il mandato esplorativo di lavorare ad un progetto che convinca tutti gli Stati Ue e che sia poi materia per l’Onu. L'unico a essere affondato, a ben vedere, è stato  Romano Prodi, che si era offerto per un ruolo diplomatico in Libia, che conosce bene, ma che ha la sfortuna di non essere renziano. Inoltre per intervenire militarmente a qualunque livello, come in Afghanistan o in Libano, serve una risoluzione delle Nazioni Unite. Ma Ban Ki-moon, dopo aver accettato un incontro, ha fatto sapere a Renzi che non è possibile.

Ed è a zero anche il lavoro sui Paesi africani di origine e transito dei migranti, dall'Egitto al Mali, dal Niger al Ciad, sul cui territorio potrebbero essere realizzati dei centri per esaminare in loco chi ha diritto d’asilo in Europa. L'ennesima occasione persa, come ha sottolineato monsignor Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il Vecchio Continente è sempre più soggiogato dagli egoismi nazionalistici. L'Osservatore Romano ha commentato che l'Europa "ha perso l'occasione per comprendere fino in fondo che la tragedia legata alle migrazioni mette in gioco la sua autorità morale e politica e i principi di solidarietà su cui è fondata". Insomma quella dell'Italia si è dimostrata una debolezza dentro l'ottusità di un'Europa che si limita solo a piangere lacrime di coccodrillo dopo ogni tragedia del mare. “Nessuno si fa illusioni che possiamo risolvere il problema oggi”, aveva dichiarato il presidente del Consiglio Europeo Tusk, di fianco al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, in una conferenza stampa stringata, imbarazzata e ipocrita per le non decisioni del pachiderma europeo. A giugno un nuovo consiglio europeo riaffronterà il tema. Chissà quanti barconi avranno solcato le acque del Mediterraneo fino a giugno.

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