In portoghese "luta" non significa solo combattere, ma anche "non arrendersi mai". Luke Dowdney, ex pugile non professionista proveniente dal Regno Unito, scelse questo nome, Luta Pela Paz ("combatti per la pace"), per la palestra che aprì nel 2000 a Complexo da Maré, una favela di Rio de Janeiro dove scontri tra gang rivali per la spartizione del mercato della droga, esclusione sociale ed estrema povertà erano all'ordine del giorno.
Luta Pela Paz si proponeva di offrire una via d'uscita da un futuro che sembrava già scritto per tanti giovani e, con il tempo, si è allargata ad altre discipline sportive diventando una vera e propria accademia educativa che forgiava campioni dentro e fuori dal ring. Nel 2007 Dowdney ha fondato un'impresa sociale che produce abbigliamento sportivo da combattimento, battezzandola per l'appunto Luta. La mission dell'impresa era chiara: equipaggiare con attrezzature e abbigliamento di alta qualità campioni che avevano sofferto delle conseguenze della criminalità e della violenza, e fornire una parte dei propri proventi all'ente benefico Fight For Peace International che lavora con giovani a contatto con la violenza, rendendo omaggio allo spirito della favela dove lo stesso Dowdney aveva lavorato per tanti anni.
Luta garantisce su base annua una quota minima di 10 mila sterline e la metà dei propri profitti a Fight For Peace International, che si occupa di fondare accademie sportive in tutto il mondo. Le accademie si rivolgono a giovani che hanno avuto esperienza diretta di episodi di violenza, orientando i propri progetti all'insegnamento delle discipline sportive, alla crescita e all'educazione individuale, ma offrendo anche servizi di supporto e tutela della gioventù come corsi di formazione e canali di ingresso nel mercato del lavoro.
Una delle accademie di Fight For Peace International è nata a East London. Secondo uno studio d'impatto condotto dalla locale Università, l'85 per cento dei partecipanti ai progetti di Fight For Peace ha dichiarato di essere meno interessato in generale a diventare membro di una gang, e ben il 42 per cento ha messo fine alla propria affiliazione a una banda. Molti ragazzi hanno ammesso che il pugilato è un mezzo decisamente più indicato per sfogare rabbia e stress di quanto non sia uccidere e farsi uccidere in mezzo a una strada, per ragioni che a loro stessi sfuggono.
Raise the Youth Foundation è un'impresa sociale che si propone di mettere in contatto persone e comunità, creare partnership tra aziende, istituzioni e società civile per lavorare insieme con i giovani e investire nel loro futuro. L'organizzazione lavora con ragazzi dai 13 ai 24 anni di età, all'insegna di tre capisaldi: educazione, formazione e opportunità di lavoro.
L'apprendistato e il collocamento sono stati sviluppati per formare i giovani che partecipano ai progetti, offrendo servizi come, tra gli altri, giardinaggio, imprese di pulizie, Web design. Raise the Youth Foundation è infatti accreditato come ente educativo. Ogni servizio è accompagnato da un'attenta attività di supporto e tutoraggio personalizzato per i membri di gang giovanili.
Una ricerca condotta da "Catch 22" ha dimostrato che fornire ai membri di una gang la concreta opportunità di trovare un lavoro, costituisce un enorme fattore di persuasione affinché questi giovani abbandonino le rispettive bande di appartenenza. Sin dall'inizio della sua attività nel maggio 2011, oltre a offrire possibilità di impiego, Raise The Youth Foundation ha incoraggiato uno dei "suoi" giovani a registrare un rap sulla violenza domestica, che ora è usato per fini educativi.
La Fondazione inoltre è riuscita a intercettare e successivamente coinvolgere più di un centinaio di bambini e adolescenti con una serie via via più articolata di servizi e opportunità. "La Fondazione mi ha cambiato come persona ed è riuscita a farmi sentire meglio con me stesso", ha ammesso un giovane partecipante.
Pare quindi oramai acclarato che, sviluppando il potenziale attraverso lo sport o permettendo di coltivare ambizioni individuali, le soluzioni approntate in alcuni casi dal settore privato hanno un profondo impatto sul crimine giovanile. E' quanto accaduto nel Regno Unito, dove il problema della violenza della gang è diventato di stretta attualità negli ultimi anni.
Nel 2011 un Report intergovernativo sulla cessazione della violenza giovanile ha sottolineato che "un piccolo numero di persone che sono coinvolte in seri episodi di violenza, ha un impatto esageratamente consistente sulle proprie comunità" e che "la prevenzione e le attività di sostegno hanno un effetto concreto solo se sono effetivamente coordinate a livello locale".
Secondo Social Enterprise Uk, un numero significativo di imprese sociali sono concentrate nelle comunità più depresse e in difficoltà del Regno Unito. Queste organizzazioni, quindi, godono di "una posizione privilegiata" per individuare, sul territorio, i problemi correlati alla violenza giovanile e delle gang, e creare delle soluzioni condivise che non dipendano unicamente da fondi pubblici. Gli esempi di Luta e Raise the Youth Foundation sono solo due tra decine e decine, come testimoniato da una recente inchiesta del quotidiano inglese "The Guardian".
In quanto imprese sociali, sia Luta sia Raise the Youth Foundation hanno a cuore il proprio business e capiscono perfettamente che aspettare una politica favorevole da parte del Governo inglese, non potrà che avere ripercussioni negative sulle comunità dove si trovano a operare. Al contrario: dare vita a un'attività imprenditoriale sostenibile e socialmente responsabile, che contribuisce al benessere della comunità locale, ha reso il profitto assolutamente auspicabile, ancor più di prima.
Keum Rolling e Charlotte Pritchard lavorano al Progetto "On Purpose", un programma di un anno di durata rivolto a professionisti e dirigenti che vogliono intraprendere una carriera o avviare un'impresa sociale. "Non esiste un unico modo per affrontare i problemi delle nostre comunità", affermano Keum e Charlotte. "Bisogna trovare un approccio frutto della condivisione e della collaborazione tra soggetti diversi. Al momento le grandi compagnie hanno mancato l'obiettivo. Le imprese sociali si sono dimostrate invece perfettamente in grado di fornire soluzioni rapide e innovative, che oltretutto possono essere incrementate e migliorate molto più velocemente".