Il tema dell’aborto torna a infiammare la politica americana nell’anno delle elezioni presidenziali. Ha destato scalpore la decisone della Corte Suprema dell’Arizona, che ha ripristinato una legge del 1864 che vieta quasi tutti gli aborti nello Stato. L’Arizona è uno degli Stati in cui gli elettori potrebbero decidere direttamente sui diritti all'aborto il prossimo novembre. Gli attivisti dello Stato hanno raccolto più di mezzo milione di firme a favore della possibilità per i residenti dell'Arizona di votare su un provvedimento elettorale che inserisca il diritto all'aborto nella Costituzione dello Stato. Su questa ipotesi sono intervenuti i vescovi dell’Arizona con un comunicato in cui dichiarano di non credere “che questa iniziativa estrema sia ciò che l'Arizona vuole o di cui ha bisogno, e continuiamo a pregare affinché non abbia successo”.
Quanto alla legge, risalente a 160 anni fa e antecedente alla trasformazione dell'Arizona in Stato americano (aderì all’Unione nel 1912), non contempla eccezioni per lo stupro o l’incesto, prevede che l'aborto sia punibile con una pena da due a cinque anni di carcere, tranne nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo. La Corte Suprema dell'Arizona ha suggerito che i medici possono essere perseguiti in base alla legge del 1864, anche se il parere scritto dalla maggioranza della Corte non lo dice esplicitamente. In Arizona, si calcola che ogni mese vengano praticati poco più di un migliaio di aborti.
La legge era stata bloccata dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1973 Roe v. Wade, che garantiva il diritto costituzionale all'aborto in tutto il Paese. Dopo l'annullamento della sentenza Roe v. Wade nel giugno 2022, il procuratore generale dell'Arizona Mark Brnovich, repubblicano, ha convinto un giudice statale a revocare un'ingiunzione che bloccava l'applicazione del divieto del 1864.
Ci vorranno almeno un paio di settimane prima dell’entrata in vigore della legge, ma intanto non mancano le reazioni politiche. La decisione della Corte è stata criticata dal presidente Biden. “Questo crudele divieto è stato emanato per la prima volta nel 1864, più di 150 anni fa, prima ancora che l'Arizona fosse uno Stato e ben prima che le donne avessero ottenuto il diritto di voto. Questa sentenza è il risultato dell'agenda estrema dei funzionari repubblicani eletti, impegnati a strappare la libertà delle donne”, ha detto Biden.
Ma anche molti repubblicani sono perplessi, consapevoli che il tema dell’aborto sarà centrale nella campagna elettorale per le elezioni di novembre e l’Arizona è uno degli stati decisivi per la conquista della Casa Bianca.
"Questa decisione non può essere accettata", ha dichiarato Matt Gress, rappresentante del partito repubblicano nello Stato. "Rifiuto categoricamente di riportare indietro l'orologio a un'epoca in cui la schiavitù era ancora legale e potevamo rinchiudere donne e medici a causa di un aborto”. Curiosamente, molti repubblicani che nel 2022 avevano esultato per la l’annullamento del diritto costituzionale all’aborto ora sono più cauti, convinti che la legge del 1864 sia troppo restrittiva. Anche l’ex presidente Donald Trump ha dichiarato che la legge che criminalizza quasi tutti gli aborti si spinge troppo oltre e ha invitato i legislatori dell'Arizona a modificarla. Sul tema dell’aborto Trump si è messo sempre più sulla difensiva e ha esortato i repubblicani a non sostenere divieti che sono impopolari per molti americani.