Anche quest’anno il Presepe della Casa della carità è allestito all'ingresso della struttura, in una nicchia sulla strada, per essere visibile a tutti. «È il nostro modo per condividere con i nostri ospiti, gli operatori, i volontari e con la città i tanti messaggi che il Natale ci consegna, perché - come ci ha appena ricordato Papa Francesco nella sua visita a Greccio - il Presepe è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura», afferma don Virginio Colmegna.
Dal luogo in cui è nata la tradizione del Presepe, il Papa ha invitato ad allestirlo nelle case, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze, facendone un esercizio di fantasia creativa.
Fantasia che non è mai mancata alla Casa della carità, che quest'anno ha scelto di dedicare il suo Presepe a tutta l’umanità sofferente, di ogni luogo e di ogni tempo, citando un passo chiave del Vangelo delle Beatitudini: “Beati i perseguitati a causa della giustizia”.
Il colore dominante è l’oro, che emerge dal fondo scuro come un’esplosione di vita che irrompe dalle tenebre, e vuole rappresentare la speranza che accoglie, abbraccia, rigenera. Una speranza salvifica per le molte persone soccorse in mare, che nell’oro delle coperte termiche in cui sono state avvolte hanno ritrovato una vita che sembrava perduta. Per questo, si è scelto di utilizzare anche questo materiale nell’allestimento del Presepe.
La scena della Natività è stata collocata in una sfera, che vuole simboleggiare sia il grembo materno, che la nostra Terra, così deturpata, sofferente, non rispettata, ma pur sempre capace di generare vita. Il Presepe è stato ideato e realizzato dalle operatrici Iole Romano e Chiara Ronzoni con i volontari Gigi e Gianni.