D’ora in avanti in Cina non sarà più vietato avere più di un figlio. Finalmente la quinta riunione plenaria del Partito comunista ha abolito la legislazione in vigore dal 1980 per rallentare l’aumento demografico. Salvo che ora il problema è diventato il deficit demografico (oltre 400 milioni in meno di nascite con un tasso di natalità che è sceso in 40 anni dal 4,77 figli per donna a 1,64) e l’invecchiamento della popolazione (oltre il 30% della popolazione ha più di 50 anni) , nonché il profondo disequilibrio tra uomini e donne.
Per un decennio infatti le coppie hanno cercato di evitare in tutti i modi la nascita delle bambine, ricorrendo all’aborto selettivo, dopo aver verificato il sesso del nascituro, e anche buttando letteralmente via le neonate dopo la nascita (su Internet sono girati filmati tremendi sui piccoli corpi abbandonati nelle strade e nelle fogne…) Il risultato di questa tremenda selezione (con multe, arresti e licenziamenti per i contravventori) è che oggi circa 30 milioni di cinesi non hanno la possibilità di trovare una compagna se non cercandola all’estero.
La scelta di alzare il numero dei figli permessi a due è quindi tutta economica probabilmente dettata dalla riduzione della crescita economica del Paese, la più bassa dal 1990, ma, qualunque la ragione, non c’è che da rallegrarsi dell’allargamento di una “libertà” fondamentale nella vita dell’uomo.
Al di là della gioia e della condivisione per la conquista delle famiglie cinesi, verrebbe da commentare, un po’ provocatoriamente, che i figli non si fanno invece là dove, come nel nostro Paese, non sono vietati né calmierati dalla legge. La media italiana di “un figlio e un pezzetto” del resto è ben inferiore ai due figli per donna “permessi” in Cina.
Non che venga da chiedersi che cosa accadrebbe se fosse legiferata la limitazione anche da noi (anche se alcune situazioni – come ad esempio alcuni casi di mamme-nonne – farebbero nascere il dubbio che l’esistenza di un limite, posto dalla natura in quel caso, spinga a superarlo), ma certo da domandarsi se in fondo non agiscano come una sorta di proibizione occulta i tanti ostacoli che la nostra società pone, prima ancora della maternità e paternità, al semplice far famiglia. Sgravi fiscali ridicoli o inesistenti, scarse politiche di conciliazione famiglia lavoro, strutture per l’infanzia insufficienti… sono solo alcune delle condizioni negative che balzano alla mente limitandosi agli aspetti concreti di una situazione che purtroppo ne chiama in conto anche altri meno tangibili, ma forse ancora più importanti. Come il valore che questa società dà alla scelta di mettere al mondo degli esseri umani, considerata, se va bene, una decisione individuale e privata che nulla ha a che fare col bene del futuro e del Paese. E, se va male, un atto egoistico ignaro del problema della sovrappopolazione.