Cara prof, ho letto recentemente un articolo in cui si teorizzava la fine dell’attenzione dei nostri studenti.
Personalmente non posso far altro che confermare che, in questi ultimi anni in modo particolare, è sempre più difficile far lezione in un clima di poca attenzione e quindi di concentrazione.
In queste condizioni diventa davvero frustrante fare lezione, mi chiedo se sia possibile un’inversione di rotta.
CECILIA
Leggi la risposta di Paola Spotorno
— Cara Cecilia, è già da parecchi anni che gli studiosi si interrogano sulla capacità che abbiamo di concentrarci su un compito. Infatti se da una parte siamo diventati sempre più multitasking, e riusciamo quindi a fare sempre più cose simultaneamente, dall’altro la nostra capacità di rimanere focalizzati su un compito sta effettivamente diminuendo.
Nel 2000 la soglia di attenzione media di una persona normale era stata misurata in 12 secondi e oggi sembra essere di solo 8 secondi. Meno quindi dell’amato pesce rosso che ci supera riuscendo a mantenere l’attenzione per 9 secondi, questo almeno da quanto emerge da uno studio canadese. Le cause, secondo lo stesso studio, sembra siano da ricercarsi negli stili di vita sempre più digitali, in particolare l’attenzione verso i social media distrae dai compiti anche più semplici.
Ora, non conosco a fondo tale studio né la sua reale fondatezza scientifica, ma come te ogni giorno sperimento la tua frustrazione! Prof, cosa ha detto? può ripetere? Non ho capito, ma cosa dobbiamo studiare? E tu ripeti, ripeti, fino allo sfinimento. Vorresti poter dire come un prestigiatore: “A me gli occhi” sperando di incantarli, ipnotizzarli. Scrivete sul diario, provi a dire, ma loro ti rispondono: “C’è il registro elettronico, lo può scrivere lei?”.
Tu scrivi, poi il giorno dopo chiedi il compito, di tutta risposta ti guardano con sguardo smarrito e ti dicono “ma quando l’ha dato? Io non l’ho letto sul registro!”. A quel punto scatta il momento predica, qualche secondo di silenzio, non più di otto evidentemente, e tutto ricomincia da capo. Insomma, non è facile trovare la chiave per riuscire ad avere la stessa attenzione che gli studenti hanno per i loro smartphone. Ma non tutto è perduto, almeno lo spero, forse dobbiamo provare a rendere meno lunghe le nostre spiegazioni, lasciare il tempo per una pausa di distrazione alla quale possiamo far seguire un nuovo compito.
Certo è una scuola diversa da quella che abbiamo fatto da studenti e che forse abbiamo sperimentato nei primi anni di insegnamento, ma il cambiamento c’è e va affrontato per non finire noi stessi nell’acquario con il pesce rosso.