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Il nome Gesù era comune o esclusivo del Figlio di Dio incarnato?

03/01/2019  Si tratta di un nome piuttosto diffuso. Lo stesso del patriarca Giosuè. Il suo significato è «Il Signore salva»

Carissimo direttore, tempo fa in un libro ho letto che il nome Gesù dato al Figlio di Dio fattosi uomo era
comune in quel luogo e tempo. Fino ad allora avevo dato per scontato che fosse stato un nome “esclusivo”...

Maria

In effetti il nome Gesù era abbastanza comune, non era esclusivo del nostro Salvatore. Egli, infatti, si è inserito pienamente nella storia e nella vita del popolo d’Israele, a testimonianza della verità dell’incarnazione. Il nome Gesù è la forma italiana del greco Iesoûs, in latino Jesus. La parola originale aramaica era Yeshua, forma contratta dell’ebraico Yehoshua. Un personaggio famoso dell’Antico Testamento porta questo nome: Giosuè, figlio di Nun, successore di Mosè nella guida del popolo eletto. C’è anche un libro a lui dedicato, che racconta la conquista della terra di Canaan da parte degli ebrei. Che si tratti dello stesso nome lo dimostra la traduzione greca dei Settanta, che trascrive Yehoshua (Giosuè) con Iesoûs. Lo stesso fa anche il Nuovo Testamento, che è stato scritto in greco. Nel libro degli Atti degli apostoli, il diacono Stefano, rivolgendosi al sinedrio, parla della tenda della testimonianza che «i nostri padri con Giosuè portarono con sé» (7,45). Ebbene, in greco c’è proprio la parola Iesoûs. Il significato di questo nome, che in ebraico vuol dire «il Signore salva», è ovviamente andato perduto nella traduzione greca, tant’è vero che l’evangelista Matteo lo deve esplicitare per i suoi lettori. Infatti, l’angelo dice in sogno a Giuseppe che Maria «darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (1,21). Anche nel Vangelo di Luca, quando si parla del nome Gesù dato al bambino nato da Maria, si fa riferimento alla salvezza che viene da Dio. Il vecchio Simeone, infatti, esclama: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli» (2,29-31). Per gli orientali il nome non era un semplice appellativo, ma indicava la persona stessa. Conoscere il nome era entrare in contatto intimo e profondo con l’altro. Il fatto che il Figlio di Dio abbia scelto un nome comune ma significativo indica due cose: che in lui culmina tutta la storia della salvezza che ha avuto come protagonista il popolo d’Israele e che ora il nome divino, che solo può dare la salvezza, può essere invocato da tutti. Come afferma Pietro negli Atti degli apostoli, «non vi è, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Davvero, Dio si è fatto vicino a ogni uomo in Gesù Cristo, per offrire a tutti la salvezza. Invocando il suo nome entriamo in relazione profonda con il Signore e scopriamo il vero volto di Dio: misericordia, salvezza, amore infinito.

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