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giovedì 30 marzo 2023
 
 

In Georgia le proteste fermano la legge della discordia

09/03/2023  Ritirata la norma sugli "agenti stranieri" che aveva provocato imponenti manifestazioni a Tbilisi. Ma adesso la società civile chiede rassicurazioni e la scarcerazione dei manifestanti arrestati.

Dopo imponenti manifestazioni davanti al Parlamento, una rissa fra deputati, scontri con la polizia, arresti e ferimenti di poliziotti e dimostranti è stato finalmente ritirato il discusso progetto di legge che ha provocato giorni di tensione in Georgia, lo stato del Caucaso già parte dell’Unione Sovietica.

La legge avrebbe classificato come “agenti stranieri” i gruppi non governativi e mediatici che ricevono dall’estero più del 20 per cento del loro finanziamento. La legge è stata subito considerata dai suoi oppositori e da molti osservatori intrernazionali “di stile russo”. Il partito di governo, Sogno Georgiano, sostiene che la legge si ispira alla legislazione statunitense degli anni Trenta, ma la Russia aveva adottato una legge simile nel 2012.

"Da partito responsabile di governo abbiamo preso la decisione di ritirare senza condizioni la proposta di legge che avevamo sostenuto", ha detto il partito Sogno Georgiano, che detiene la maggioranza assoluta in Parlamento. 

Il partito di opposizione Girchi ha detto che in ogni caso un nuovo raduno di protesta si svolgerà oggi davanti al Parlamento. Il portavoce del partito, Tsotne Koberidze, citato dalle agenzie russe, ha detto che "Abbiamo bisogno di chiarimenti sulla revoca della legge, una semplice dichiarazione non significa nulla", aggiungendo che le opposizioni chiedono anche il rilascio delle oltre 130 persone fermate durante le manifestazioni degli ultimi due giorni.

l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell: "I georgiani sono scesi in piazza per esprimere la loro aspirazione alla democrazia e ai valori europei. Queste proteste pacifiche sono state forti e commoventi. L'annuncio del ritiro del progetto di legge sulla 'trasparenza dell'influenza straniera' è un buon segno, ora devono seguire passi legali concreti”, ha dichiarato l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. Contro la legge siepa espressa anche la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili.

In Georgia la grande maggioranza della popolazione vuole legami più stretti con l’Europa e vuole allontanare il paese dall’orbita russa (la Russia occupa il 20 per cento del territorio georgiano dopo la guerra dell’agosto del 2008). Tra i georgiani è forte anche il sostegno all’Ucraina nella guerra in corso contro l’esercito russo. Nelle strade di Tbilisi sono numerosissime le bandiere ucraine, esposte oppure dipinte sui  muri, spesso accanto a quella georgiana. Nella grande manifestazione del 24 febbraio scorso che si è svolta a Tbilisi in occasione del primo anniversario della guerra, moltissimi giovani sventolavano  la bandiera georgiana con i colori dell’Ucraina. “L’Ucraina è la Georgia e la Georgia è l’Ucraina”, è uno slogan dei manifestanti. A ogni manifestazione vengo sventolate anche le bandiere dell’Europa, in vendita sulle bancarelle lungo il centrale viale Rustaveli, il luogo dei grandi raduni politici.

Sulla guerra il governo ucraino mantiene una posizione prudente e non priva di ambiguità. La Georgia non aderisce alle sanzioni della comunità internazionale contro Mosca, inoltre il territorio georgiano è una via di transito per le esportazioni verso la Russia che aggirano l’embargo.

Intervistato dal New York Times, Robert Herbst, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, si è detto "riluttante a dire che la Georgia è tornata nell'orbita della Russia". Ma ritiene che la legge sugli "agenti stranieri" sia "l'ultimo di una serie di passi che allontanano chiaramente la Georgia da una traiettoria democratica".

"La Georgia”, dice Herbst,  era all'avanguardia tra i Paesi ex sovietici che si muovevano nella giusta direzione, insieme agli Stati baltici. Hanno chiaramente fatto un passo indietro. Sono state messe in atto abbastanza cose da far sì che la Georgia abbia più di una sfumatura autoritaria. Ma il Paese e la società si ribellano".

 
 
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