Piero Dorfles, 73 anni, giornalista, critico letterario, noto al pubblico grazie alla sua partecipazione a Per un pugno di libri (Rai 3)
Impossibilità di uscire, più tempo per sé, lunghi e lenti fine settimana e magari una biblioteca a disposizione. Ecco che chi ama leggere si propone dall’inizio dell’isolamento di dedicarsi alla lettura di bei romanzi classici… quelli che ha amato in gioventù o quelli che non ha mai avuto il coraggio o il tempo di affrontare. Potrebbe essere l’occasione giusta?
«Lo è per due motivi», risponde Piero Dorfles, giornalista, critico letterario, ospite fisso e giudice a Per un pugno di libri, lo storico programma cult dedicato ai romanzi e alla lettura, in onda su Rai Tre. «Prima di tutto perché non c’è bisogno di uscire a cercare libri e molti classici sono sulla libreria di casa. E nel peggiore dei casi si trovano facilmente in rete cosa che dovrebbe incoraggiare. L’altro motivo è che quando io chiedo avete lette Tolstoj, Dostoevskij, Joyce o Proust… molti dicono: “Sono libri lunghissimi. Non ho tempo”. In questo momento c’è chi ha una quantità di tempo esagerata ed è quindi il momento giusto».
Certo che se uno non è abituato a leggere libri importanti, come Guerra e Pace, I fratelli Karamazov o Madame Bovary si spaventa un po’ di fronte alla dimensione. «Ma proprio perché si ha più tempo bisogna impegnarsi. Iniziare dicendosi “cercherò di resistere arrivando almeno fino a pagina 30” può essere il modo giusto. Perché una volta che si è investiti dal meccanismo narrativo credo che un bel libro non si abbandoni più».
E per quanto riguarda i consigli secondo le diverse età, Dorfles risponde: «Non esiste un’età per ogni libro. Tutti possono leggere tutto. Ovviamente alcuni testi troppo impegnativi o pesanti sul piano morale non sono adatti ai bambini piccoli. Ma io sono convinto che dopi i 12-13 anni non ci siano limiti alla lettura. E nemmeno in tarda età. Da anziani si possono leggere opere considerate per ragazzi come L’isola del tesoro di Stevenson o Il giro del mondo in 80 giorni di Verne. Risultano ancora molto divertenti e piacevoli. Innanzitutto, perché scritte da grandi scrittori e poi perché la rilettura dei classici per ragazzi in tarda età non annoia mai. Anzi, il più delle volte porta su strade già percorse da giovani ed è un modo per riscoprire sé stessi».
Piero Dorfles al momento ha un libro sulle ginocchia: «È un’opera poco noto di Jules Verne, Parigi nel 20° secolo. Cento anni fa, nel 1863, Verne aveva cercato di immaginare come sarebbe stata la nostra modernità. In alcuni aspetti ha indovinato. Racconta cose che noi consideriamo banali e che cento anni fa erano straordinarie innovazioni».
Giorgio Zanchini, 53 anni, giornalista e conduttore radiofonico di Quante storie (Rai Radio 3)
Più pessimista sul fatto che in questa quarantena ci si dedichi maggiormente alla lettura è il giornalista Giorgio Zanchini, conduttore di Quante storie su Rai Radio 3: «Parto da una constatazione basata su quello che vedo e che confermano i librai o gli addetti ai lavori. Nonostante il tempo a disposizione il tasso di lettura e scrittura non è cresciuto. Non leggiamo quanto dovremmo e potremmo. Credo che rispetto al passato gli strumenti di seduzione altri (come le chat, i social, le varie app per incontrarsi in gruppo o le numerose piattaforme che offrono serie Tv) siano così tanti, persuasivi ed efficaci che il tempo da dedicare ai bei romanzi non sembra essere aumentato».
Peccato perché la lettura dovrebbe essere una grande risorsa: «Infatti ho suggerito alle mie figlie adolescenti di leggere i classici… Alla grande di diciassette anni, Anna Karenina. Delitto e castigo alla sedicenne. Anche la scuola spinge in tal senso. Sempre nella convinzione illusoria che ci sia più tempo per leggere, un po’ come succede in estate…».
Partendo da questo dato un po’ pessimistico la risposta di Zanchini alla nostra domanda è comunque un “sì”: «E’ l’occasione giusta. I classici servono nei momenti di grandi crisi perché aiutano a leggere il cambiamento. Sono strumenti che ci permettono di interpretare ciò che sta accadendo. Tutti suggeriscono di dedicarsi a La peste e Morte Venezia. Personalmente non me la sento di suggerirne uno in particolare. Sono convinto che qualunque romanzo classico, in questo tempo, sia di grande utilità».
E le sue personali letture in isolamento? «Ho riletto un paio di racconti di Tolstoj. Uno è Il diavolo. Come diceva Nabokov “appena cominci Tolstoj, non riesci più a smettere”. È vero, in 50 pagine ti travolge. E poi mi sono imbattuto per caso in un romanzo poco conosciuto di Milan Kundera, Lo Scherzo. Mi sento di definirlo un classico degli ultimi 40 anni. Leggendolo ti rendi conto cosa sia un libro di peso. Quanta letteratura di consumo impallidisce rispetto a certe opere».