Ormai da dieci settimane, ogni sabato, alla fine dello shabbat, centinaia di migliaia di israeliani scendono in piazza per protestare contro il governo.
Sabato, gli organizzatori della protesta hanno affermato che ben 500.000 manifestanti sono scesi in piazza in tutto Israele, in quella che il quotidiano Haaretz ha definito "la più grande manifestazione nella storia del Paese”. Circa 250.000 persone sono scese in strada a Tel Aviv dove moltissimi manifestanti sventolavano la bandiera nazionale di Israele.
La protesta prende di mira la riforma giudiziaria del governo di destra guidato da Benyamin Netanyahu, tornato a guidare il paese lo scorso dicembre dopo essere stati primo ministro fra il 1996 e il 1999 e dal 2009 al 2021.
Le riforme mirano a conferire al governo eletto un'influenza decisiva sulla scelta dei giudici e a limitare la capacità della Corte suprema di pronunciarsi contro l'esecutivo o di annullare la legislazione. Un voto della Knesset (il parlamento unicamerale israeliano) potrebbe, secondo la riforma, rendere inefficace qualunque decisione della Corte suprema.Netanyahu afferma che i cambiamenti previsti dalla riforma ripristineranno l'equilibrio tra i rami del governo. Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, sostiene che la democrazia israeliana è in crisi.
La questione ha causato profonde divisioni nella società israeliana e, significativamente, ha visto i riservisti - la spina dorsale dell'esercito israeliano - minacciare di rifiutarsi di prestare servizio come un modo per mostrare la loro opposizione.
Lunedì scorso, con una mossa senza precedenti, decine di piloti di caccia di riserva in uno squadrone d'élite dell'aeronautica israeliana hanno dichiarato che non si sarebbero presentati per l'addestramento. Successivamente i piloti hanno accettato di partecipare e tenere colloqui con i loro comandanti.
Giovedì scorso il Presidente della Repubblica Isaac Herzog aveva affermato che la riforma giudiziaria, così come è stata presentata, è inaccettabile e deve essere sostituita, e che le fazioni della coalizione e dell'opposizione sarebbero responsabili del caos che ne deriverebbe se non riuscissero a raggiungere un ampio accordo attraverso i negoziati.
Questa crisi istituzionale avviene mentre in Cisgiordania le violenze sono quotidiane in un clima da occhio per occhio e dente per dente. Dall’inizio dell’anno sono già stati uccisi 80 palestinesi, mentre gli attacchi terroristici contro gli Israeliani hanno causato 14 vittime.
Intanto gli organizzatori delle manifestazioni contro il governo hanno già preannunciato una nuova protesta nazionale - 'Giorno di resistenza crescente' - per giovedì prossimo quando il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe partire per Berlino. L'intenzione è quella di replicare quanto accaduto giovedì scorso quando il primo ministro è volato a Roma per l'incontro con Giorgia Meloni e le strade verso l’aeroporto di Tel Aviv sono state bloccate da i manifestanti.