In gergo tecnico si chiamano “soggetti debancarizzati”. Sono le persone che non possiedono un conto di deposito di nessun tipo e perciò non hanno accesso a strumenti finanziari di base, siano essi di risparmio o di pagamento. Quanti sono in Italia?
Secondo l’elaborazione di Banca Etica dei dati sui bilanci delle famiglie di Banca d’Italia, al 2020 erano 4,4 per cento della popolazione italiana. “Considerato quante famiglie vivono in Italia, e la loro numerosità media in termini di componenti, si può stimare in circa 1,1 milioni il numero di nuclei familiari italiani esclusi finanziariamente, per un totale di 2,3 milioni di individui”. Il dato è preso dalla seconda edizione del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”. Il rapporto è frutto della collaborazione tra Gruppo Banca Etica, Rete Italiana di Microfinanza e c.borgomeo&co. nella quale si fondono la 5° Indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17° edizione del Rapporto sul microcredito in Italia curata da c.borgomeo&co. e RITMI (Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria).
Il Sud è penalizzato. Fra le famiglie finanziariamente escluse, il 78,2 per cento vive nel Mezzogiorno. In Campania e in Molise quasi il 20 per cento della popolazione non ha accesso ad alcun strumento finanziario; è circa il 12 per cento in Calabria e Sicilia; meglio, ma sempre sopra la media nazionale, la situazione in Puglia e Basilicata (più del 5 per cento).
La difficoltà di accesso al credito da parte risente anche della crescente assenza di banche sul territorio. È il fenomeno della desertificazione bancaria. Secondo i dati Fabi e Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, “nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6 per cento). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione”.
In questo contesto le famiglie in difficoltà (“il crescente sovraindebitamento delle famiglie e delle imprese sta assumendo proporzioni davvero allarmanti”, si legge nel rapporto), rischiano di alimentare circuiti di finanziamento illegali legati alla criminalità organizzata.
Una risposta a questa situazione può arrivare dal microcredito. La ricerca rileva come nel 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, erogati a 130 soggetti. Il microcredito aiuta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, ma mostra anche dei limiti: solo il 40 per cento dei finanziamenti sono diretti a donne e solo il 2 per cento dei finanziamenti di microcredito produttivo sono destinati a imprenditori stranieri.
Il rapporto indica tre strade per frenare l’esclusione: un’azione capillare di prevenzione, il rafforzamento delle relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, veicolare la raccolta del risparmio verso progetti mirati e verso attori dell’economia sociale che supportano le persone in condizioni di fragilità.