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mercoledì 29 novembre 2023
 
diplomazia
 

Parolin: «L'incontro tra il Papa e Kirill va preparato bene»

03/09/2022  Il Patriarca di Mosca non sarà all'incontro dei leader religiosi di metà settembre in Kazakhstan: «Speriamo che questo slittamento permetta davvero una preparazione affinché questo incontro sia efficace», dice il Segretario di Stato, «il Papa andrà a Kiev ma per aiutare la pace e non per una foto opportunity»

Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin (Ansa)
Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin (Ansa)

L’atteso incontro tra papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill non ci sarà. Non, almeno, durante l’evento interreligioso in Kazakistan, che si terrà a metà settembre, dal 13 al 15 dove, fino a qualche giorno, era confermata la presenza di Kirill. Il Patriarca la scorsa settimana ha deciso di non andare e dal Patriarcato non è stata data «nessuna motivazione». A confermarlo in un’intervista al Tg2 Post il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, auspicando che questo slittamento «permetta davvero una preparazione affinché questo incontro sia efficace. Credo che questo incontro dovrebbe essere ben preparato».

Quanto alla identificazione della Chiesa ortodossa con lo Stato, Parolin ha sottolineato: «Le tradizioni sono diverse» e «come Chiesa cattolica rispettiamo questa realtà, quando è mantenuta e vissuta con moderazione. Questo non inficia il dialogo, noi andiamo avanti nel dialogo anche in queste condizioni». «Non è cambiato nulla», «il Papa è deciso ad andare a Kiev, ha anche espresso pubblicamente questo suo desiderio, questa sua decisione» ma «non per andare a fare una photo-opportunity ma in una situazione e in una condizione che possano aiutare veramente la pace».

Parolin ha anche affermato che in Europa e anche in Italia c'è «la tendenza a confinare la religione nel privato, come se la religione dovesse avere una dimensione personale e non dovesse avere nessuna conseguenza a livello pubblico. È un fenomeno molto presente in Europa che noi non possiamo accettare perché il cristianesimo ha anche una dimensione sociale».

Il Segretario di Stato ha parlato di «arretramento» rispetto al passato aggiungendo che «ci sono anche cattolici che si mettono da parte da loro stessi senza che gli altri li mettano da parte». Parolin ha aggiunto: «Penso che la presenza dei cattolici sia importante perché possono dare un contributo anche alla luce della dottrina sociale della Chiesa».

Se questo debba essere fatto in un partito o nelle diverse compagini, Parolin ha risposto: «Per quanto riguarda le formule non spetta a me decidere o indicare». «Credo che un cattolico che fa politica debba ispirarsi all'insegnamento del Papa dove tutti questi temi sono focalizzati», «la vita, dall'inizio alla fine, ma anche tra l'inizio e la fine con tutti i temi sociali, come l'immigrazione e la solidarietà». «Mi auguro che i cattolici possano avere questo sguardo e possano portarlo nei partiti in cui sono», ha concluso Paroli che si è soffermato anche sulla beatificazione, in programma domani, di papa Luciani: sulle tante ipotesi legate alla morte di Papa Giovanni Paolo I non c'è «nulla di vero», «nessun giallo», «c'è stata una seria opera di ricerca» e «dobbiamo affermare che la sua fu una morte naturale. Dispiace che questo romanzo noir continui ancora oggi», ha detto Parolin.

Una netta condanna della guerra è arrivata nei giorni scorsi dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Intervenendo in un incontro stampa sulla conferenza dei giovani ortodossi in Turchia organizzata dal Patriarcato ecumenico per l'inizio di settembre, secondo quanto riportato da Orthodox Times, il patriarca ha affermato: «Ho espresso la posizione del Patriarcato ecumenico dall'inizio di questa dolorosa guerra. Ho detto che è ingiustificato e inaccettabile». E ha proseguito: «Sua Beatitudine il Patriarca di Mosca ha detto che si trattava di una guerra santa e ha cercato di giustificarla e spiegarla in termini spirituali e religiosi. Ma mi sono permesso di correggerlo e dire che non è una guerra santa ma una guerra empia e malvagia. Quando migliaia di nuovi soldati vengono uccisi da entrambe le parti, e non solo soldati ma anche civili, come possiamo benedire questa guerra con le nostre due mani, come purtroppo fa il Beato Patriarca di Mosca».

Bartolomeo ha anche sottolineato che la Russia potrebbe scegliere un altro modo per risolvere i suoi problemi con l'Ucraina con cui confina. «Ha scelto la strada peggiore. Vogliamo che questa guerra finisca un'ora prima, perché le potenze occidentali aiutino a persuadere la Russia». All'inizio del suo intervento, riferendosi alla conferenza, il Patriarca ecumenico ha affermato che il Patriarcato ecumenico, in quanto Chiesa Madre, mostra sempre un forte interesse per i giovani. «Abbiamo russi, ucraini, gagauzi, georgiani, rumeni e così via e li circondiamo tutti con lo stesso affetto senza fare alcuna discriminazione a favore dell'uno o a scapito dell'altro. Sono tutti figli del Patriarcato finché vivono qui, in Turchia».

 
 
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