È arrivato in macchina ed è subito andato a visitare il convento della clarisse all’interno delle ville pontificie. «A Castel Gandolfo la gente lo aspettava con ansia per la messa dell’Assunta, che il Papa ha voluto celebrare in piazza per incontrare più fedeli», ha commentato il vescovo, monsignor Marcello Semeraro.
Nell’omelia papa Francesco si è concentrato su tre parole: lotta, risurrezione, speranza. Dopo aver ricordato che Maria è stata celebrata anche dal Concilio Vaticano II nel documento sulla Chiesa come simbolo del travaglio della stessa Chiesa, il Papa ha sottolineato che «nella lotta tra la donna e il drago, la figura della donna, che rappresenta la Chiesa, è da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio. Così in effetti è la Chiesa: se in Cielo è già associata alla gloria del suo Signore, nella storia vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre» e ha indicato nella preghiera a Maria, in particolare con il Rosario, il sostegno necessario per combattere il demonio e i suoi complici.
Sulla risurrezione papa Francesco ha insistito sul fatto che «essere cristiani significa credere che Cristo è veramente risorto dai morti. Tutta la nostra fede si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento».
E infine, alla folla dei fedeli accorsi, il Papa ha ricordato la parola che ricorre sempre nel suo magistero: speranza: «che è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore. Il Magnificat è il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia. E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, che hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili».