Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia accademia per la vita, in un momento di preghiera davanti alla salma di Benedetto XVI (foto ansa).
di Giuliano Vigini
Papa Benedetto ci ha lasciato nell’ultimo giorno dell’anno in cui si celebra la memoria di san Silvestro, un papa del IV secolo, al quale Benedetto non è accomunato da nulla, se non dal travaglio della vita della Chiesa, ieri come oggi. Per Silvestro erano i turbamenti provocati dalla crisi ariana e donatista, pur avendo vissuto in una fase storica favorevole all’indomani del riconoscimento ufficiale del cristianesimo da parte dell’imperatore Costantino. Per Benedetto XVI l’assillo costante era invece l’oblio di Dio, la perdita delle radici cristiane dell’Europa, il trionfo del relativismo, la secolarizzazione della società, gli scandali, i tradimenti, le contestazioni, che certo lo hanno accompagnato nella sua decisione di dare le dimissioni, anche se a lungo ponderate e dettate esclusivamente da ragioni di salute, avendo avvertito che il carico da portare era troppo pesante per le sue forze e che non era quindi più in grado di assolvere adeguatamente ai propri impegni. Negli anni del suo pontificato, Benedetto XVI ha lasciato molte tracce che non si cancellano, ma in primo luogo si è distinto per esser stato un vero maestro della fede. Anni fa Joseph Ratzinger ebbe a scrivere, parlando di sant’Agostino, che «in crisi di valori, oggi noi cerchiamo nuovamente delle figure che siano capaci di additarci la strada». In tutti gli anni del suo pontificato, molti hanno trovato proprio in lui quella figura che ha saputo indirizzare il loro cammino. Come uomo, teologo e pontefice ha illustrato in tutti i modi, non solo la razionalità e la bellezza della fede, ma come viverla a livello sacramentale e liturgico, comunitario e personale, e come testimoniarla nella ricerca della verità e nel dono dell’amore. Più che in singoli atti e riforme, che pur sono numerose e rilevanti, resta per tutti l’eredità della sua umiltà e della sua sapienza, con la quale si è speso per mettere sempre al centro il primato di Dio e per renderci familiare il volto di Cristo. Se non sembrasse di esagerare, Benedetto XVI è stato uno dei “dottori della Chiesa” del XX secolo. E non è detto che non lo diventi.